Gli operatori della sanità incontrano i parlamentari umbri
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Oltre 4 mila sanitari chiedono misure economiche per colmare le disuglianze esistenti tra i vari livelli professionali.
Un tavolo di confronto con i parlamentari umbri, che potrebbe diventare un appuntamento permanente, per chiedere «il giusto riconoscimento e la valorizzazione» degli oltre 4mila professionisti sanitari iscritti all’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Tsrm Pstrp) di Perugia e di Terni.
Con queste basi si è tenuto un incontro in videoconferenza, coordinato dal presidente dell’Ordine Federico Pompei, alla presenza degli onorevoli Virginio Caparvi, Emma Pavanelli e Walter Verini, insieme alla presidente della Federazione nazionale Tsrm Pstrp Teresa Calandra ed ai 19 presidenti delle Commissioni di albo dell’Ordine. Tema centrale del tavolo – spiega una nota – è stato quello di proporre di inserire degli emendamenti nella manovra di Bilancio 2023, attualmente in fase di discussione, per richiedere il giusto riconoscimento professionale ed economico per gli oltre 4mila professionisti sanitari umbri.
Durante l’incontro, infatti, il presidente Pompei ha sensibilizzato i parlamentari circa l’evidente diseguaglianza di trattamento economico e professionale che coinvolge gli iscritti, concretizzatasi recentemente con il nuovo Ccnl, ma che deriva dalla manovra di Bilancio del 2020 effettuata in piena emergenza pandemica. Dal quadro tracciato è emerso un contesto nel quale i professionisti sanitari, pur condividendo gli stessi modelli formativi universitari e lo stesso inquadramento giuridico, hanno un diverso trattamento economico che crea «una discrepanza non più giustificabile». In merito alla valorizzazione dei professionisti, il presidente Pompei ha anche sottolineato come siano maturi i tempi per il superamento del vincolo di esclusività per gli iscritti all’Ordine Tsrm Pstrp e di come il Servizio sanitario nazionale e regionale non può più fare a meno di tutte le figure sanitarie, senza dimenticarne alcuna, il cui apporto è imprescindibile in un’ottica multi-interdisciplinare per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini. Innovazione, prevenzione, promozioni della salute, digitalizzazione, ricerca, formazione e sviluppo delle reti assistenziali territoriali: sono solo i punti di partenza nei quali il contributo di tutti i professionisti, insieme a quello di tutti gli attori del sistema sanitario, può profondamente rinnovare il «sistema salute». Successivamente hanno preso la parola i parlamentari presenti. Emma Pavanelli ha ribadito la legittimità della richiesta e condiviso il supporto alle proposte effettuate. Virginio Caparvi ha accolto la proposta chiedendo che le proposte vengano al più presto tradotte in una richiesta di emendamento alla manovra di bilancio, così da poter supportarle in maniera trasversale, e proponendo che tavoli come questi possano trasformarsi in permanenti, nei quali istituzioni, Ordini e rappresentanti politici possano incontrarsi per condividere problematiche e proporre iniziative a tutela della cittadinanza. Walter Verini, infine, ha condiviso le tematiche e le proposte dei colleghi parlamentari dando massima disponibilità a far sì che tali richieste possano tradursi in emendamenti ed arrivare alla loro realizzazione. In seguito è intervenuta la presidente della Federazione nazionale Tsrm Pstrp, Teresa Calandra, che ha ribadito le richieste, sottolineando il ruolo fondamentale dei professionisti sanitari nella sanità di ieri, oggi e soprattutto di quella territoriale e dell’importante opera di sensibilizzazione di tutte le istituzioni a livello nazionale. L’Ordine Tsrm Pstrp di Perugia e Terni – è detto nella nota – conta ad oggi oltre 4mila professionisti sanitari, una parte dei 220mila iscritti a livello nazionale, afferenti alle aree della prevenzione, riabilitazione, tecnico diagnostiche e tecnico assistenziali.
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Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.
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