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Con la cultura “si mangia”: in Umbria vale 1.120 milioni e quasi 21mila addetti

Con la cultura “si mangia” anche, come emerge dal rapporto “Io sono Cultura 2024” – e dall’ulteriore ’elaborazione che di vari di questi dati ha fatto la Camera di Commercio dell’Umbria – realizzato come ogni anno (è giunto alla 14esima edizione) da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi Tagliacarne e Deloitte, con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura.

Il settore vale infatti in Umbria 1.120 milioni di valore aggiunto e quasi 21mila addetti. Su base provinciale, Perugia conta 896 milioni di euro di valore aggiunto e 16mila 045 occupati, Terni 224 milioni di valore aggiunto e 4mila 682 occupati.

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E sul totale della spesa turistica, quella legata a consumi culturali rappresenta in Umbria la percentuale più alta in Italia dopo quella del Lazio.

Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) rappresenta il 4,8% del valore aggiunto dell’economia umbra (la media nazionale è del 5,6%) e il 5,5% dell’occupazione regionale (la media nazionale è il 5,9%).

Le imprese del SPCC nella regione ammontano – sempre nel 2023 – a 3mila 882. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo suddivide in Attività Core Cultura (Industria creative, industrie culturali, patrimonio storico-artistico, performing arts) e Creative driven, ossia attività che, pur non facendo parte della filiera Cultura, impiegano contenuti e competenze culturali e creative per accresce il valore dei propri prodotti (grafici o illustratori, designer, architetti, comunicatori, fotografi, sviluppatori videogame, registi, autori/scrittori, storyteller, attori/performers, musicisti, videomaker, artisti, organizzatori di eventi).

La ricchezza prodotta

Per quanto riguarda le Attività Core Cultura, il valore aggiunto prodotto nel 2023 in Umbria è pari a 537 milioni di euro, che rappresentano il 2,3% del totale dell’economia umbra, mentre le attività Creative driven presentano un valore aggiunto di 582 milioni di euro, il 2,5% del totale dell’economia regionale.

In altre parole, degli 1,12 miliardi di euro di valore aggiunto realizzati in Umbria dal Sistema Produttivo Culturale e Creativo, il 47,9% è riconducibile alle Attività Core e il 52,1% a quelle Creative driven.

L’occupazione

Per quanto riguarda l’occupazione, sempre nel 2023 in Umbria le attività Core contano 10mila 967 addetti e quelle Creative driven 20mila 728. La situazione nella regione si inverte, quindi, rispetto a quanto visto per il valore aggiunto: nelle attività Core l’occupazione rappresenta il 52,9% di quella totale del Sistema Produttivo Culturale e Creativo e le attività Creative driven il 47,1%.

Di conseguenza, la produttività del lavoro per addetto (è data dalla divisione tra valore aggiunto e numero di occupati ed è importante perché è il principale indicatore del livello di benessere del settore ed è fattore determinante per il livello delle retribuzioni) nel 2023 in Umbria è più alta nelle attività Creative driven (59mila 625 euro per occupato) che in quelle Core (48mila 965 euro). In entrambi i casi, tuttavia, la produttività del lavoro in Umbria è inferiore a quella media nazionale del 24,9% nelle Attività Core e del 15% in quelle Creative driven. Complessivamente, per quanto riguarda l’intero Sistema Produttivo Culturale e Creativo, nel 2023 la produttività del lavoro nella regione è di 54mila 033 euro per addetto, contro i 67mila 316 euro della media nazionale. Il divario a sfavore dell’Umbria è, quindi, di 13mila 283 euro annui, il che significa -19,7%.

L’Umbria, tuttavia, è la sesta regione per crescita del valore aggiunto del SPCC tra il 2022 e il 2023 e la quarta regione per aumento dell’occupazione, a dimostrazione di come, benché sia ancora indietro in termini di valore aggiunto e, in parte minore di occupazione, nel Sistema Produttivo Culturale e Creativo, stia crescendo da qualche anno più della media nazionale, recuperando terreno.

Ed è da considerare l’importanza del SPCC per lo sbocco occupazionale dei laureati, che rappresentano il 47,7% degli addetti (51,9% nelle Attività Core e 40,8% in quella Creative driven), contro il 25,5% dell’intera economia. Si tratta, in valori assoluti, di 9mila 911 addetti laureati su un totale di 20mila 728.

Come va osservato che cresce il ruolo dei giovani, in tutti i settori culturali sia nella produzione che nella fruizione. Emerge tuttavia una certa precarietà, concentrata in specifici comparti con quote di lavoratori con contratto a termine rilevanti nelle performing arts e arti visive (30,8%), attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico (23,9%) e nel settore dell’architettura e design (20,2%).

La spesa turistica

Infine è da evidenziare come, sul totale della spesa turistica, quella legata a consumi culturali rappresenti in Umbria la percentuale più alta in Italia dopo quella del Lazio (in quest’ultima regione la spesa turistica legata ai consumi culturali supera l’80% della spesa turistica totale, segue appunto l’Umbria tra il 75% e l’80%).

Il commento del presidente Mencaroni

Questo il commento del presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni: “Oggi le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana. Non solo perché i numeri dell’ultimo decennio dimostrano che parliamo di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza, ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative-driven, ossia quella manifattura che ha saputo incorporare professionisti e competenze culturali e creative nei processi produttivi spesso orientati alla sostenibilità, traducendo la bellezza in oggetti e portando il made in Italy nel mondo. Bellezza e cultura, quindi, sono parte del Dna italiano e umbro e sono alla base delle ricette made in Italy per la crescita del benessere economico e sociale. Il rapporto ‘Io sono cultura’ annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale e delle varie regioni. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia; lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di molte personalità di punta nei diversi settori. Tutti temi su cui Unioncamere, che peraltro è tra i curatori di ‘Io sono cultura’, e la Camera di Commercio dell’Umbria, sono molto attivi a tutti i livelli”.

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