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Arvedi-Ast di terni: un periodo di crisi e riflessione per il settore Inox

La consueta sospensione estiva delle attività si inserisce in un contesto di crisi per l’acciaio Inox europeo, tra sfide di mercato, problemi di approvvigionamento e dibattiti sulla strategicità dell’acciaio per l’Italia

L’acciaieria Arvedi-Ast di Terni si prepara ad affrontare un periodo di fermata produttiva programmata, una consuetudine nel mese di agosto. La sospensione delle attività, che interesserà vari reparti dello stabilimento di viale Brin, non supererà le tre settimane, come comunicato alla Rappresentanza sindacale unitaria di Fim, Fiom, Fismic, Ugl e Uilm. Questo stop, leggermente prolungato rispetto alle previsioni di maggio, rimane ancora in via di definizione per alcuni impianti, in particolare il Tubificio, per il quale è previsto un incontro specifico nei prossimi giorni per risolvere le questioni in sospeso.

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La chiusura estiva dell’acciaieria avviene in un contesto di crisi per il settore dell’acciaio inox in Europa. Augusto Magliocchetti di Federmanager Terni sottolinea la riduzione del peso dell’Europa nel mercato globale dell’inox. Secondo i dati di Eurofer, la produzione europea è diminuita dal 17% del 2015 al 10% del 2023. Questa diminuzione non ha interessato solo i volumi prodotti, ma anche l’export, l’import e il consumo interno, delineando un quadro di crisi. Nel 2023, la bilancia commerciale italiana per l’inox verso i paesi extra UE è stata negativa di 249 mila tonnellate, principalmente a causa della diminuzione dei prodotti piani.

Nonostante il calo dei prezzi dell’inox sul mercato nazionale, rilevato dallo Stainless Steel Index, le quotazioni nel primo semestre del 2024 restano superiori alla media degli anni precedenti. La produzione mondiale di acciaio inox ha registrato un incremento del 4,6% nel 2023, raggiungendo i 58,4 milioni di tonnellate. Tuttavia, questo aumento è stato trainato principalmente da Cina e Indonesia.

L’acciaieria Arvedi-Ast di Terni continua ad importare bramme dall’Indonesia, una soluzione più economica rispetto alla produzione interna. L’azienda deve affrontare non solo elevati costi energetici, ma anche problematiche legate all’approvvigionamento di rottame. Magliocchetti evidenzia un disallineamento tra l’andamento del mercato e il prezzo del rottame, con l’export italiano di rottame che ha numeri positivi, mentre l’import di bramme risulta conveniente per gli acciaieri italiani.

Il tema della strategicità dell’acciaio per l’Italia è stato recentemente dibattuto in Parlamento. Emma Pavanelli, deputata del M5s, ha sollevato interrogativi sulla posizione del governo riguardo all’acciaio come asset strategico nazionale. La deputata ha criticato la mancanza di chiarezza e di azione del governo verso la transizione ecologica nel settore, evidenziando i potenziali benefici ambientali, sanitari e occupazionali di una riconversione industriale.

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