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Idroelettrico ternano, Italia Nostra fa i conti all’Enel e manda tutto alle autorità

Italia Nostra stima in 550 milioni nel 2022 e in 240 milioni nel 2023 il fatturato di Enel grazio allo sfruttamento idroelettrico delle acque del Velino e del Nera. Stime, perché, come lamenta l’associazione ambientalista tramite Marco Sansoni e Andrea Liberati, la società energetica non ha fornito, nonostante le richieste, i dati finanziari più recenti del polo idroelettrico locale, rispondendo che si tratterebbe di “dati sensibili”.

E allora Italia Nostra ha elaborato autonomamente gli ipotetici ricavi del polo Enel di Terni, partendo dal prezzo all’ingrosso della Borsa Elettrica-PUN del 2022 (euro 0,303 al kWh, tra guerra in Ucraina e inflazione) e del 2023 (euro 0,127 al kWh), moltiplicando il PUN per la produzione media annua degli impianti locali, pari a 1,4 TWh.

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Tuttavia, considerando il ruolo prevalente degli impianti a bacino – avverte Italia NOstra – tali numeri aumentano del 30-35%: infatti produrre molta energia all’alba e al tramonto, come qui accade ‘caricando’ e ‘scaricando’ il lago di Piediluco due volte al giorno, ripaga il concessionario uscente Enel ancora di più.

Alla luce di questo, secondo i calcoli di Italia Nostra, “grazie all’ipersfruttamento delle acque dei fiumi Velino-Nera”, nel 2022 Enel ha potuto fatturare appunto oltre 550 milioni, mentre nel 2023 non è lontana dai 240 milioni.

“Circa l’80% della produzione idroenergetica – evidenzia Italia Nostra – è notoriamente generata proprio a Terni -città in plateale declino che viceversa ottiene una quota frazionale di già modesti canoni idroelettrici regionali. Città che fino al 2018 riceveva addirittura …nulla! Per Enel, invece, ben 800 milioni di ricavi in soli due anni!”.

“Al di là degli extraprofitti 2022 – prosegue Italia Nostra – è dunque Enel l’azienda in assoluto più florida e redditizia di qualsiasi altra nell’intera Umbria, anche se non ritroverete tali dati in alcuna statistica o ricerca ufficiale: eppure parliamo di oltre 1 milione di euro al giorno”, prodotti in modo parassitario su impianti ammortizzati da decenni! Una cuccagna senza pari”.

Ecco perché, da un lato, sottolinea Italia Nostra, i concessionari uscenti vorrebbero evitare le gare previste dalla legge nazionale; dall’altro lato, il Gruppo Arvedi reclama per lui stesso la rendita. Il tutto, accusa l’associazione ambientalista, “cedendo briciole alla città”.

Elementi che Italia Nostra, mentre si discute sul presidio di telecontrollo di Galleto, ha posto all’attenzione delle autorità competenti.

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