Landini a Foligno: scarso dialogo con il Governo sul Pnrr
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Il segretario nazionale della Cgil sollecita anche un piano energetico ed investimenti sulle rinnovabili
“Il governo con noi ha firmato un accordo a dicembre che prevedeva l’avvio di una serie di tavoli di confronto nazionali e territoriali per discute di investimenti. Su questo c’è un ritardo”: così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a Foligno, parlando del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Pnrr – ha sottolineato – che dobbiamo guardare dentro un’idea di sviluppo complessivo. Ad oggi – ha aggiunto Landini – un livello di confronto adeguato non si è ancora strutturato”. Il segretario Cgil ha anche evidenziato come “alcune riforme istituzionali e penso al Titolo V, siano state un errore. Ad esempio – ha aggiunto – non può essere che la sanità sia diversa da regione a regione, così come la scuola o le politiche industriali. A fare la differenza è il fare sistema e questo è uno dei problemi principali del nostro Paese, incapace di fare sistema e di essere riuscito ad avere mai una politica industriale degna di questo nome”, ha detto ancora Landini”. “Se penso – ha spiegato – a una nuova politica energetica, che oggi è il tema di fondo, significa avere un piano energetico nazionale che sia in grado di investire sulle energie rinnovabili. Un piano – ha sottolineato – che coordini tutte le regioni del nostro Paese”
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Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.
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