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Meno imprese e addetti, ma in Umbria ancora un quarto dei lavoratori del privato è nel manifatturiero

In Umbria un quarto dei dipendenti del settore privato lavora per imprese del manifatturiero. E’ quanto certifica la Camera di commercio dell’Umbria, che ha elaborato gli ultimi dati del Sistema camerale, mettendoli a confronto con le altre regioni (nelle Marche la quota è del 34%, in Sardegna appena sopra il 10%) ed analizzando l’andamento negli ultimi dieci anni.

Nel decennio 2014-2024 in Umbria si è registrato un calo sia del numero di imprese che degli addetti del settore manifatturiero regionale. Con gli addetti che però rappresentano ancora una quota consistente del totale tra le imprese private.

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I dati

Nell’ultimo decennio sono scomparse nella regione 1.007 imprese manifatturiere, passando dalle 7mila 960 del secondo trimestre 2014 alle 6mila 953 del 2024, con il calo del 12,7%. La flessione è stata più forte in provincia di Terni (-14,7%, da 1.532 a 1.307) rispetto a quella di Perugia (-12,2%, da 6mila 428 a 5mila 646).

Calo, anche se assai meno marcato, per gli addetti (sia familiari che dipendenti) delle imprese manifatturiere umbre, che scendono del 5,3% (da 71mila 055 del II trimestre 2014 a 67mila 298 dello stesso periodo 2024). Anche in questo caso, l’arretramento è molto più forte in provincia di Terni (-14,7%) che in quella di Perugia, dove la flessione degli addetti è del 4&.

Da rilevare che gli addetti delle aziende manifatturiere nella regione rappresentano il 25,1% del totale degli addetti delle imprese umbre di tutti i settori.

Più piccolo, ma più solido

Più piccolo nel decennio 2014-2024 – soprattutto in termini di imprese e anche di addetti – ma il sistema manifatturiero umbro si dimostra più solido. Aumentate infatti le dimensioni medie aziendali (da 8,9 addetti per impresa a 9,7). Nel 2023, poi, il comparto ha messo a segno un risultato operativo record di 228mila 113 euro per impresa manifatturiera di capitali e un utile netto per impresa (sempre di capitali) di 162mila 611 euro.

Gli ultimi cinque anni

Se si guarda agli ultimi cinque anni (2019-2023), in Umbria il settore manifatturiero in termini percentuali performa meno del complesso del sistema economico regionale; ad esempio, il risultato operativo (EBIT) per impresa di capitali è cresciuto in Umbria, nel quinquennio, del 42,4% nel settore manifatturiero e del 65,4% nel complesso del sistema economico regionale. E lo stesso accade per il valore della produzione per impresa di capitali (+31,9% nel manifatturiero e +39,4% nel complesso delle imprese di tutti i settori) e per il valore aggiunto (+24% nel manifatturiero e +31,9% per il complesso delle imprese di tutti i settori).

Le imprese giovanili manifatturiere

Le imprese manifatturiere giovanili – ossia quelle in cui la proprietà è in prevalenza di persone di età inferiore ai 35 anni – nella regione sono scese dalle 518 del secondo trimestre 2014 alle 282 dello stesso trimestre 2024. Si tratta di quasi un dimezzamento. In provincia di Perugia sono passate da 515 a 226 e in quella di Terni da 103 a 56. Rappresentano nel 2024 il 4,1% del totale delle imprese manifatturiere umbre (nel 2014 rappresentavano il 6,5%). Un segnale che va interpretato, ma che non suona certo bene per il futuro della manifattura umbra.

Il commento del presidente Mencaroni

Questo il commento del presidente della Camera di commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni: “Vedo il bicchiere mezzo pieno sul report dell’Ente camerale umbro sull’andamento del settore manifatturiero nell’ultimo decennio. L’aumento delle dimensioni aziendali medie nel manifatturiero accorcia un po’ il divario che l’Umbria patisce nei confronti della media nazionale e testimonia, insieme ad altri elementi come i dati di bilancio – quasi eccezionali nel 2023, almeno per quanto riguarda le aziende manifatturiere di capitali – che la manifattura umbra è più solida e ha dimostrato resilienza in questi anni difficili, mettendosi in condizione di intercettare il forte rimbalzo post-Covid del 2022 e 2023. Purtroppo, nel decennio sono rimaste sul campo oltre mille aziende manifatturiere, le più fragili, che non ce l’hanno fatta a mettersi in sicurezza. E questo è il bicchiere mezzo vuoto. Il tributo non è stato lieve, se si pensa che tra il 2014 e il 2024 la contrazione del numero delle imprese è stata del 12,7%, con la punta del -14,7% in provincia di Terni. Una lezione che dobbiamo comprendere bene, perché le imprese umbre della manifattura, come quelle degli altri settori, saranno competitive, sia sul mercato interno che su quelli esteri, se accetteranno in pieno le sfide della transizione digitale ed ecologica che, lo voglio rimarcare ancora una volta, rappresentano i capisaldi delle scelte strategie della Camera di Commercio dell’Umbria, che porta avanti questa posizione con innumerevoli iniziative, anche di mobilitazione, informazione, formazione e partecipazione, oltre che di incentivi. E lo fa in sinergia con le associazioni di categoria e le altre istituzioni, perché solo quando si è insieme, quando si fa massa critica e si hanno obiettivi condivisi, si possono produrre risultati concreti. Il futuro prossimo le imprese dell’Umbria lo costruiscono oggi, e i tempi sono brevi. Ci vogliono impegno, convinzione, investimenti. Chi si attarda corre un grosso rischio. Come affermava un famoso economista, nessun pasto è gratis”.