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Primo Maggio a Foligno: appello per un’Europa di coesione e sviluppo

Primo Maggio a Foligno: appello per un’Europa di coesione e sviluppo

Primo Maggio a Foligno: sindacati umbri chiedono un’Europa di coesione, pace e giustizia sociale

In occasione della festa dei lavoratori, i sindacati Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti a Foligno per richiedere un cambio di rotta nell’approccio dell’Europa alle politiche economiche e sociali. Angelo Manzotti, segretario della Cisl umbra, ha sottolineato la necessità di una politica basata sulla coesione e lo sviluppo economico.

“Chiediamo all’Europa una nuova politica, non di restrizione, ma basata sulla coesione, sullo sviluppo e soprattutto sul rilancio del tessuto economico e produttivo”, ha dichiarato Manzotti. Maria Rita Paggio, segretaria della Cgil Umbria, ha insistito sull’importanza di costruire una pace duratura tra i popoli, sottolineando la necessità di porre fine ai conflitti in corso, come quelli in Ucraina e a Gaza.

“Pace, lavoro e giustizia sociale devono essere i pilastri su cui costruire un’Europa migliore”, ha aggiunto Paggio. La segretaria Cgil ha anche affrontato la questione delle migrazioni, esortando a gestirle con un approccio umanitario e pragmatico, che miri a migliorare le condizioni di vita di tutti. Maurizio Molinari, segretario della Uil Umbria, ha ribadito l’urgente necessità di affrontare il problema dei morti sul lavoro.

“Mille morti all’anno sono una vergogna indescrivibile”, ha affermato Molinari. “Serve una legislazione più rigorosa e controlli più serrati per evitare che il lavoro diventi una trappola mortale.” I sindacati hanno quindi sottolineato l’importanza di un impegno concreto da parte delle istituzioni per garantire condizioni di lavoro dignitose e per promuovere una crescita economica sostenibile e inclusiva.

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L’Umbria supera obiettivo del PNRR: boom assistenza domiciliare nel 2023

L’Umbria supera obiettivo del PNRR: boom assistenza domiciliare nel 2023

Raggiunto il target previsto, la regione seconda in Italia per incremento di pazienti over 65 in assistenza domiciliare.

Secondo il report della Fondazione Gimbe, l’Umbria ha raggiunto un importante traguardo legato alla missione Sanità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nel 2023. I dati del Ministero della Salute aggiornati al 20 aprile scorso indicano che la regione ha registrato un incremento del 206% dei pazienti over 65 in Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), posizionandosi al secondo posto tra le regioni italiane.

Il target intermedio per il 2026, fissato a circa 1,5 milioni di over 65 in ADI, ha visto l’Umbria primeggiare con un incremento sopra la media nazionale del 101% registrato al 31 dicembre 2023. La Provincia Autonoma di Trento si è classificata al primo posto con un incremento del 235%, seguita dall’Umbria, quindi dalla Puglia (145%) e dalla Toscana (144%). Questi risultati bilanciano quelli meno positivi di Sardegna (77%), Campania (62%), e Sicilia, che ha segnato solo l’1%.

Questo notevole incremento dell’assistenza domiciliare rappresenta un passo significativo per garantire una migliore qualità di vita agli anziani e un sollievo per il sistema sanitario, soprattutto in un contesto di invecchiamento della popolazione e di pressione sui servizi ospedalieri.

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Bastia, tari in salita: aumento del 6% nei costi dei rifiuti

Bastia, Tari in salita: aumento del 6% nei costi dei rifiuti

Cittadini preoccupati per l’impatto su famiglie e imprese: nuovi sviluppi al consiglio comunale

Una notizia inaspettata ha colpito i cittadini di Bastia: l’aumento del 6% della Tari, la tassa sui rifiuti. Gli assessori al Bilancio, Valeria Morettini, e all’Ambiente, Mauro Timi, hanno annunciato la sorpresa durante la Prima commissione consiliare del 24 aprile. Oggi, nel consiglio comunale, si discuterà la delibera del piano economico finanziario e del piano tariffario dei rifiuti, dove la sindaca Lungarotti dovrà confrontarsi con la ex maggioranza di sei consiglieri.

Ad inizio aprile, l’Auri, presieduta dal sindaco di centrodestra di Todi, ha approvato i piani economici e finanziari per i diversi sub-ambiti con il voto favorevole della sindaca Lungarotti. Nonostante le proteste dei sindaci, gravate dal contenzioso della discarica di Pietra Melina e dal metodo di calcolo Arera, i costi del servizio gestione rifiuti sono destinati a crescere fino a raggiungere quasi 5,4 milioni di euro. Questo si traduce in un aumento del 6% nella bolletta dei rifiuti per i residenti di Bastia nel 2024. Un costo aggiuntivo che impatterà sulle famiglie e sulle imprese, con costi aggiuntivi legati all’ammortamento delle 32 ecoisole tra Bastia capoluogo e Costano e agli incentivi fino a 150 euro per chi conferisce i rifiuti al centro raccolta comunale.

L’opposizione a questo aumento è netta, soprattutto considerando le difficoltà economiche già esistenti per molte famiglie e attività commerciali. È anche motivo di preoccupazione il fatto che le proposte per introdurre una tariffa puntuale siano state respinte nonostante il tasso di raccolta differenziata del 74,73%. I cittadini virtuosi di Bastia dovrebbero essere premiati anziché penalizzati.

Riguardo al rendiconto del bilancio che mostra un avanzo libero di 1,177 milioni di euro, somma disponibile per il nuovo consiglio comunale dopo il voto dell’8-9 giugno, sorgono interrogativi sulla gestione finanziaria. Perché non utilizzare parte di questo avanzo per alleviare il peso della Tari? Quando l’autunno arriverà e il governo Meloni dovrà tagliare le spese per rientrare nel rapporto debito/PIL al 3%, i cittadini saranno chiamati a pagare il conto, mentre le grandi imprese, le banche o i politici che taglieranno vitalizi o stipendi resteranno immuni. Il Comune di Bastia non sarà immune da questo impatto, causato dalla politica del centrodestra.

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Città di Castello: 50.000 euro di sostegno per famiglie con bambini autistici

50.000 Euro di sostegno per famiglie con bambini autistici

Il Comune di Città di Castello offre un contributo per trattamenti precoci e supporto economico alle famiglie con minori affetti da disturbo dello spettro autistico

Il Comune di Città di Castello, Capofila della Zona Sociale 1 dell’Alta Valle del Tevere, ha reso disponibili fondi per sostenere le famiglie con figli minori affetti da disturbo dello spettro autistico. L’avviso, pubblicato dall’Albo Pretorio e sul sito istituzionale del Comune, apre la possibilità di presentare domande di ammissione dal 30 aprile al 30 maggio.

L’iniziativa fa parte del Fondo Ministeriale per l’inclusione delle persone con disabilità, trasferito alle Regioni e gestito dalla Zona Sociale 1, che ha destinato un importo complessivo di €123.707,98 per le annualità 2022/2023.

L’avviso è rivolto alle famiglie con figli minori affetti da disturbo dello spettro autistico fino ai 12 anni, residenti nei 8 Comuni dell’Alta Valle del Tevere.

Le risorse saranno impiegate in due diversi interventi. L’intervento denominato “INTERVENTI PRECOCI” prevede un contributo di €50.000,00 per il sostegno alle famiglie che intendono avvalersi di trattamenti psicologici e comportamentali strutturati, come l’Applied Behavioural Analysis (ABA), l’Early Intensive Behavioural Intervention (EIBI), l’Early Start Denver Model (ESDM), e altri trattamenti con evidenza scientifica.

Le famiglie che si avvalgono o intendono avvalersi di questi trattamenti possono richiedere un contributo economico, fino a un massimo di €3.600,00 annui, purché non superino la soglia ISEE di €35.000,00. In caso di un secondo figlio con disturbo dello spettro autistico nel nucleo familiare, il contributo può essere aumentato di €720,00.

Le domande possono essere presentate presso l’Ufficio protocollo del Comune di Città di Castello, tramite raccomandata a/r o posta elettronica certificata, entro il 30 maggio. È necessario allegare al modulo di domanda il certificato di invalidità civile del minore, l’attestazione ISEE del nucleo familiare, l’attestazione di un professionista sanitario che indichi i trattamenti scelti secondo le Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità 2021, e i documenti di identità del richiedente e del minore.

Per ulteriori informazioni, è possibile contattare l’Ufficio Segretariato Sociale del Comune di Città di Castello ai numeri 075 8529378 o 075 8529438 negli orari indicati.

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L’Umbria, meta preferita per il ponte del 25 aprile

L’Umbria, meta preferita per il ponte del 25 aprile

L’Umbria, meta preferita per il ponte del 25 aprile: occupazione alberghiera al top nonostante il maltempo

L’Umbria si conferma tra le mete più gettonate per il lungo ponte del 25 aprile, con una media di occupazione del 79%, e punte fino all’85% ad Assisi. È quanto conferma il presidente regionale di Federalberghi, Simone Fittuccia. Gli stranieri, soprattutto nordamericani, costituiscono circa la metà dei visitatori.

Nonostante il maltempo, le strutture alberghiere, gli agriturismi e le case vacanza hanno registrato un’affluenza notevole. “Sono più i clienti che abbiamo dovuto rimandare indietro, che quelli che abbiamo servito”, afferma Enrico Guidi, titolare del Cantinone.

Secondo i dati ufficiali relativi al trimestre gennaio-marzo 2024, l’Umbria ha segnato un nuovo record di arrivi, con 387.359 visite, il 22,4% in più rispetto al periodo pre Covid del 2019 e il 19,4% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il presidente della Fipe-Confcommercio, Romano Cardinali, commenta che il ponte ha portato serenità al comparto, nonostante il budget ancora ridotto. Anche Alberto Guarducci, proprietario dell’Etruscan Chocohotel e dell’Hotel Giò, esprime soddisfazione per il bilancio positivo.

“Sembrerà un ossimoro, ma il tempo incerto ha favorito le città d’arte, allontanando i turisti dalle mete marine”, dichiara Guarducci.

Le politiche di promozione regionale ricevono apprezzamenti anche dal comprensorio del Trasimeno. L’assessore comunale Eugenio Rondini sottolinea su Facebook: “Primato nazionale per la Regione Umbria. Superate le previsioni, con oltre l’80% delle strutture ricettive occupate da turisti italiani e stranieri per queste festività”.

Promozione su larga scala ed eventi hanno fatto centro, confermando il turismo come motore del PIL regionale, capace di generare ricchezza in molti settori dell’economia.

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Passignano sul Trasimeno: no patrocinio per presenza Vannacci alla Isola del libro

Passignano sul Trasimeno: no patrocinio per presenza Vannacci alla Isola del libro

Comune di Passignano sul Trasimeno: no al patrocinio per la presenza di Vannacci alla Isola del libro

Il Comune di Passignano sul Trasimeno ha deciso di non concedere il patrocinio alla manifestazione Isola del libro a causa della presenza del generale Roberto Vannacci alle iniziative della rassegna letteraria. Il sindaco Sandro Pasquali, del Partito Democratico, ha annunciato la decisione attraverso un post su Facebook, spiegando che la presenza di Vannacci nel programma ha reso necessaria una profonda riflessione.

Pasquali ha dichiarato di aver chiesto agli organizzatori di non includere questo evento, e aveva ricevuto l’assicurazione che ciò non sarebbe avvenuto sul territorio. Tuttavia, la scoperta della presenza di Vannacci nel programma ha causato dimissioni ed uscite di importanti esponenti culturali locali all’interno della manifestazione. Il sindaco ha espresso rammarico per questa situazione, sottolineando che la manifestazione aveva sempre ricevuto il sostegno del Comune di Passignano.

Il sindaco ha precisato che non si tratta di censura, ma di una questione di accordi precedentemente stabiliti. Vannacci è libero di presentare il suo libro, ma senza il patrocinio del Comune. Pasquali ha anche criticato il timing della manifestazione, avvenuta durante una campagna elettorale importante come quella delle Europee, in cui Vannacci è candidato per la Lega nella circoscrizione dell’Italia centrale.

Intanto, martedì 30 aprile, il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, presenterà il suo libro “Controvento” alle 15 presso il Tempio di Adriano a Roma. La Lega ha annunciato che sarà presente anche Roberto Vannacci, il quale sarà capolista per il partito nelle elezioni europee nella circoscrizione dell’Italia centrale, la sua residenza.

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“Prima la salute”: dieci proposte per cambiare la sanità pubblica in Umbria

Prima la salute”: dieci proposte per cambiare la sanità pubblica in Umbria

Manifesto per una sanità equa e accessibile: le proposte del ‘Patto avanti’ per il cambiamento in Umbria

La coalizione di centrosinistra “Patto avanti” ha presentato “Prima la salute”, il Manifesto per la sanità pubblica elaborato dopo mesi di mobilitazione sanitaria sul territorio regionale.

Al Barton Park di Perugia sono intervenuti esponenti regionali e nazionali di tutte le forze politiche di coalizione come ulteriore tappa del percorso voluto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Democrazia Solidale-Demos, Partito Socialista Italiano e movimenti civici umbri di area, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.

A concludere gli interventi, con la presenza in sala anche di esponenti di Azione, è stato il senatore e tesoriere del Pd Michele Fina, per unire la battaglia nazionale con quella regionale: “Sono grato a chi ci aiuta ad affermare che al centro della nostra Costituzione ci sono i diritti delle persone a partire da quello alla salute per una sanità giusta ed equa. Nel nostro paese c’è un problema serio, c’è chi deve rinunciare alle cure o andare lontano a curarsi e chi deve rivolgersi alla sanità privata. Anche la Fondazione Gimbe ha detto che siamo al collasso come sistema sanitario nazionale e per questo la legge Schlein, al centro della nostra proposta politica, punta a rimettere in piedi il sistema”.

Il manifesto per “mobilitazione sanitaria regionale”, come è stato spiegato, arriva dopo un sopralluogo delle strutture sanitarie umbre e il coinvolgimento degli operatori sanitari e dei cittadini.

“Questi – è stato affermato – ogni giorno si misurano con lo stato di salute del Servizio sanitario regionale durante la Giunta Tesei. Ma per la Giunta regionale, e il Governo Meloni, queste da noi indicate non sono priorità. Per noi invece il diritto alla salute e il rilancio della Sanità pubblica sono priorità assolute”.

Tra le criticità evidenziate, c’è “la rinuncia di un paziente su dieci alle cure per i costi insostenibili o gli spostamenti impraticabili”, ci sono le liste d’attesa “lunghissime”, le agende di prenotazioni “chiuse” e le prestazioni sanitarie “inaccessibili”. C’è poi un sistema sanitario “sotto-stress e sotto-organico”, un Piano sanitario proposto dalla Giunta Tesei “arenato in commissione”, con i fondi per la sanità “che vengono tagliati e vengono ridotte le risorse per il finanziamento complessivo della sanità pubblica”.

Ma ancora, ci sono “disuguaglianze territoriali nella distribuzione dei servizi sanitari”, c’è il “depotenziamento della rete dell’emergenza urgenza”, ci sono “mancati investimenti nel rinnovo delle strumentazioni e nella riqualificazione delle strutture sanitarie”.

Per la coalizione, le aziende ospedaliere e le aziende sanitarie “sono passate dall’essere attrattive e di qualità ad un crollo verticale registrato in maniera ufficiale e oggettiva nelle recenti classifiche”. In merito alla “Riforma Calderoli” sull’autonomia differenziata, la proposta del governo “mina alla base l’eguaglianza nell’accesso alle cure e la tutela della salute”.

Da queste criticità il manifesto contiene quindi le dieci proposte “per cambiare le cose”. “Per questi obiettivi ci stiamo battendo nelle istituzioni e mobilitando nella società”, è stato ricordato.

Il primo obiettivo è quello di “fermare la privatizzazione e invertire il processo in atto con la revisione strategica del ruolo di tutti i privati in sanità nel segno della complementarità con il servizio sanitario”.

E poi “tornare ad investire sulla prevenzione e sulla promozione della salute come cura, a partire da quella primaria e dagli stili di vita”, puntando anche “al rafforzamento dei dipartimenti di prevenzione, e a programmare gli screening oncologici, efficaci e gratuiti”.

Per la coalizione, inoltre, la sanità “non è un costo, ma un investimento”. “Abbiamo depositato in Consiglio regionale la proposta di legge per richiedere a Governo e Parlamento di destinare almeno il 7,5% del Pil al Fondo sanitario nazionale” è stato evidenziato.

Altra proposta del manifesto è poi quella di “promuovere un piano straordinario di assunzioni, abolire il tetto per la spesa del personale e azzerare le liste d’attesa superando la logica dei piani straordinari”.

Rilanciare quindi il Sistema sanitario regionale è la priorità, “riorganizzandolo con l’integrazione tra Aziende ospedaliere e Aziende sanitarie territoriali, non smantellando i distretti e disciplinando il convenzionamento con l’Università”.

Inoltre, “riattivare la Rete oncologica regionale e garantire la piena operatività del Registro Tumori” ma anche “rimotivare e valorizzare al meglio gli operatori sanitari che sono la risorsa primaria e non rimpiazzabile della sanità pubblica”.

Altro aspetto di “Prima la salute” è quello che guarda “all’attuazione della riforma della medicina di prossimità con assistenza 24 ore al giorno e sette giorni su sette, creando una rete di case della comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali, funzionali e funzionanti, non solo sulla carta”.

Infine, per il manifesto “è necessario considerare la salute mentale come una priorità sanitaria e sociale, non accessoria e secondaria, ampliando quindi i servizi pubblici di salute mentale”, così come “accelerare la definizione dei decreti attuativi e stanziare risorse adeguate a dare concretezza alla legge sulla non autosufficiente, oltre che approvare urgentemente una buona norma sui caregiver”.

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1° maggio in Umbria: mobilitazione per il lavoro e la giustizia sociale

1° maggio in Umbria: mobilitazione per il lavoro e la giustizia sociale

Celebrazioni e iniziative sindacali in tutta la regione per difendere i diritti dei lavoratori e promuovere la pace e la solidarietà

I sindacati umbri hanno organizzato una serie di eventi in occasione della Festa dei Lavoratori, ribadendo l’importanza del lavoro, della pace e della giustizia sociale.

La manifestazione regionale di CGIL, CISL e UIL si terrà a Foligno, in piazza Matteotti, a partire dalle 10. Con il tema “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”, interverranno i segretari generali Maria Rita Paggio, Angelo Manzotti e Maurizio Molinari.

A Perugia, presso il Percorso verde ‘Leonardo Cenci’, la giornata inizierà alle 10 con il Mercato artigianale e lo stand delle associazioni. Ci saranno dimostrazioni sportive, giochi, una pedalata, laboratori di disegno, e food truck dalle 11.30. Alle 12 ci sarà uno spettacolo di canto e alle 14 sarà inaugurata la panchina rossa a cura di Fitel Umbria. La musica dal vivo sarà presente dalle 13 alle 20.

A Terni, al ‘Rifugio di Sant’Erasmo’, si terrà il 1° maggio alle 17 con il saluto dei segretari territoriali di CGIL, CISL e UIL e alle 18.30 “Apericena per un lavoro sicuro e dignitoso”. Iniziative simili sono previste in altri centri dell’Umbria.

I segretari generali dei sindacati sottolineano che il Primo maggio è la Festa di tutto il Paese, sancendo la necessità della difesa del diritto al lavoro, alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche alla volontà di costruire un mondo di pace, libertà e democrazia.

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Reddito medio in Umbria: seconda regione del Centro Italia con 21.660 euro

Reddito medio in Umbria: seconda regione del Centro Italia con 21.660 euro

Analisi dei redditi regionali e comunali nel rapporto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2023

Il reddito medio imponibile in Umbria è di 21.660 euro, secondo il report del Ministero dell’Economia e delle Finanze basato sulle dichiarazioni dei redditi del 2023. Questo rende l’Umbria la seconda regione del Centro Italia con il reddito medio più basso, superata solo dall’Abruzzo, dove il reddito medio è di 20.390 euro.

Le regioni del Lazio, Toscana e Marche hanno redditi medi più alti, che vanno dagli oltre 22.000 agli oltre 25.000 euro. Tuttavia, l’Umbria rimane distante dalle regioni con le performance migliori, come la Lombardia, che ha una media di 27.890 euro.

Anche se l’Umbria ha redditi più alti rispetto alla Calabria, la regione con i redditi medi più bassi (17.160 euro), si trova comunque al di sotto della media nazionale.

Perugia è il comune umbro con il reddito medio più alto, registrando 22.429 euro all’anno, ma si posiziona agli ultimi posti nella classifica delle città con più di 120.000 contribuenti. Altri comuni umbri con redditi medio-alti includono Corciano, con 22.121 euro, e San Gemini, con 21.751 euro.

Terni, capoluogo di provincia, ha un reddito medio di 20.670 euro, mentre Monteleone di Spoleto registra il reddito medio annuo più basso, poco superiore ai 14.000 euro.

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Orvieto, la città che sta lentamente scomparendo

Il progressivo tracollo demografico porterà la città ad avere tra nove anni gli stessi abitanti di Umbertide. Persi 3626 abitanti dall’82 al 2024. L’analisi implacabile della ricercatrice dell’Aur Meri Ripalvella

Un lento e progressivo spegnimento. Una consunzione implacabile che avviene mese dopo mese  in una città incapace di elaborare un nuovo modello economico a distanza di ormai ventidue anni dalla fine dell’economia legata alla presenza dei miliari grazie al Car, il centro di incorporamento leva della ex caserma Piave.Un’emorragia di abitanti che porterà Orvieto ad avere solo 16 mila abitanti in poco meno di dieci anni.   Continua inarrestabile la discesa della città sul crinale sempre più inclinato e pericoloso della contrazione demografica. Un disastro a cui tutti assistono passivamente senza che nessuno, politici in primis, siano mai stati in grado di mettere in campo soluzioni in grado di invertire la tendenza. Secondo gli ultimi studi elaborati dalla ricercatrice Meri Ripalvella, dal 1982 al 2024, Orvieto ha perso la bellezza di 3626 residenti, ovvero l’intera popolazione di Fabro e Montegabbione messa insieme. Un catastrofe sociale che rappresenta la vera spada di Damocle che pende sulla testa della città e rappresenta una grande ipoteca sul suo futuro. Attualmente gli abitanti sono 19367, ma continuando con questa tendenza da qui al 2042 si perderanno altri 2837 residenti, pari ad un meno 14,6%.  Al cuore del problema non ci sono certamente le sole politiche urbanistiche, ma un problema legato alla mancanza di un modello economico che sia alternativo a quello attuale che non produce incrementi di posti di lavoro e quindi di residenti.   Intervenendo su questo scottante argomento nel corso di un incontro sui temi della residenzialità organizzato sabato pomeriggio dall’associazione Abitare Orvieto il sindaco Tardani ha aggiunto elementi statistici aggiornati.  “Dal 2019 al 2024, secondo i numeri dell’ufficio anagrafe del Comune, il saldo tra gli immigrati e gli emigrati è infatti positivo per più di 300 unità. La diminuzione della popolazione residente è dettata dalla differenza tra le nascite e le morti: negli ultimi cinque anni il saldo è stato negativo per 970 unità. Orvieto ha una popolazione tra le più anziane dell’Umbria, la denatalità è la principale causa dell’inverno demografico. E’ un problema che interessa l’intero Paese e non può essere che affrontato in maniera globale da precise politiche di governo che riguardano vari ambiti.” Orvieto in realtà rappresenta una anomalia particolare per quanto riguarda essenziali indicatori sociali e demografici. Il tasso di mortalità è del 13,9 % contro il 12,5% dell’Umbria e l’11% del dato nazionale.  Il tasso di natalità è invece del 4,8% contro il 5,6 dell’Umbria ed il 6,4 del dato nazionale.

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