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Perugia calcio, finita l’era Santopadre. Club in vendita

Il 100 % del capitale di Ac Perugia calcio srl sarà ceduto entro metà luglio

Un “accordo vincolante” è stato siglato per la vendita del Perugia calcio, retrocesso in serie C alla fine dello scorso campionato.
Si tratta del primo passo per la cessione “del 100% del capitale sociale di Ac Perugia calcio srl” spiega una nota pubblicata nel sito della società biancorossa che da undici anni è guidata da Massimiliano Santopadre. “Il perfezionamento dell’operazione – riporta ancora il sito del club – è subordinato al completamento della due diligence attualmente in corso”.Il passaggio di proprietà potrebbe concretizzarsi a breve.
“Nel caso sia tutto in linea con quanto sin qui discusso tra le parti – viene annunciato ancora -, è prevista la firma di un contratto preliminare di cessione quote da stipularsi indicativamente entro giovedì 13 luglio”.
Il Perugia ha reso noto che “vista la trattativa in corso” slitta la convocazione della prima squadra “rinviata da giovedì 13 a lunedì 17 luglio, in attesa della firma del contratto”

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Birre artigianali, la Regione ci mette i soldi per aiutare il settore

Per iniziativa della Lega, saranno erogati fondi a favore delle aziende che producono birre artigianali umbre

«La Giunta regionale ha stanziato il finanziamento della legge regionale per la valorizzazione e promozione della birra agricola e artigianale in Umbria di cui sono prima firmataria, garantendo la necessaria copertura finanziaria che consentirà l’approvazione dell’iniziativa legislativa della Lega entro la fine dell’anno»: lo annuncia Paola Fioroni, consigliere regionale della Lega e vicepresidente dell’Assemblea legislativa. «Il prossimo 28 luglio – spiega – l’Aula approverà l’assestamento di bilancio, illustrato in prima Commissione, che ha appunto previsto le risorse che consentiranno di concludere un iter legislativo che ho personalmente avviato nel 2021 depositando il progetto di legge che individua e tutela la birra umbra agricola ed artigianale nella sua specificità ed unicità sostenendo il settore brassicolo regionale attraverso una serie di interventi ed iniziative definite in un piano triennale regionale». «Sono particolarmente soddisfatta – afferma Paola Fioroni in una nota – che la nostra regione si doterà di uno strumento legislativo frutto di un lungo confronto e di un lavoro congiunto con le associazioni del territorio per supportare il grande potenziale di sviluppo dei birrifici della nostra regione, che si distinguono per una produzione pregiata e di qualità che ha visto le nostre birre regionali essere riconosciute e premiate a livello nazionale. La maestria e le capacità, ma anche la creatività, dei mastri birrai umbri hanno portato ad una riconosciuta produzione di alta qualità, dai tratti spiccati e originali, lontanissima dalla standardizzazione delle birre dei grandi produttori. L’approvazione di una legge regionale con un finanziamento di 100 mila euro annui dimostra ancora una volta la visione strategica di questa maggioranza che è ben consapevole di come la birra umbra artigianale e agricola crei occupazione e valorizzi il territorio – conclude Paola Fioroni -, e sia pertanto un prodotto che merita di essere di essere riconosciuto e tutelato».

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I grandi numeri del Festival di Spoleto, oltre 26mila biglietti venduti

Organizzatori soddisfatti per la 66 esima edizione del Festival dei Due Mondi che si chiude con oltre 26 mila biglietti emessi e circa 675 mila euro di incasso.

La manifestazione si conclude questa sera con il tutto esaurito e 2.500 spettatori per il tradizionale concerto finale in piazza Duomo affidato all’Orchestra nazionale di Santa Cecilia e Antonio Pappano. Dei 58 titoli in cartellone per 203 rappresentazioni, più di due terzi hanno segnato il tutto esaurito e un grande successo – sottolineano gli organizzatori – hanno ottenuto anche gli spettacoli infrasettimanali: Max Cooper di mercoledì, e Alessandro Baricco, andato in scena di giovedì con piazza Duomo gremita, o il concerto di Cameron Carpenter alla Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Sold out anche le 110 sessioni di Le Bal de Paris che ha replicato il successo dell’anno scorso.

Dal Teatro Nuovo al Caio Melisso, da San Simone a Sant’Agata il Festival ha aperto le porte di 23 sedi ospitando spettacoli di danza, musica, teatro, opera e arte con una percentuale media di occupazione di oltre 90% dei posti disponibili e una media di oltre cinque spettacoli al giorno per 17 giorni di programmazione.
Sono 140.500 i pedoni che hanno utilizzato il servizio di mobilità alternativa dal 23 giugno al 9 luglio.
La 66/a edizione ha ospitato oltre 700 artisti di 32 compagnie (15 straniere e 17 italiane) e impiegato uno staff di 245 persone. Il calendario dei progetti collaterali ha presentato 15 fra tavole rotonde, convegni e talk di approfondimento a carattere scientifico e divulgativo, promossi dal Festival o dai partner, a cui hanno preso parte oltre 80 relatori e ospiti, e 14 fra mostre, istallazioni e open studios con gli artisti, tra questi quelli di Lonnie Holley, Silvia Costa, Mary Manning. Particolarmente apprezzati anche gli incontri del mattino con gli artisti, ospitati nell’esclusivo Giardino del Festival diventato luogo di incontro di pubblico e artisti a colazione o per un drink serale.

 

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Record storico per l’aeroporto dell’Umbria

Il San Francesco si conferma al 26 esimo posto tra gli scali italiani. Nei primi quattro mesi dell’anno ci sono stato 116 mila viaggiatori

Per la prima volta nella storia, nel primo quadrimestre dell’anno, l’aeroporto internazionale dell’Umbria supera quello di Ancona per maggior numero di passeggeri transitati nel periodo, dando seguito alla crescita in atto nel panorama dei 42 scali italiani e passando in 26ma posizione per traffico passeggeri. Lo sottolinea il San Francesco d’Assisi sulla sua pagina Facebook. Secondo i dati forniti da Assaeroporti – riferisce quello umbro -, sono stati 116.602 i passeggeri transitati nell’aeroporto dell’Umbria nei primi quattro mesi dell’anno, rispetto ai 110.559 transitati su Ancona. “È un dato storico mai raggiunto precedentemente negli oltre 30 anni di vita dello scalo. L’aeroporto di Ancona, fino a pochi anni fa, aveva infatti numeri doppi rispetto a quelli generati dallo scalo umbro, che in brevissimo tempo ha recuperato il gap che divideva gli aeroporti delle due regioni” si sottolinea sulla pagina Fb.

Dopo il commissariamento Ajello-Blandini e un anno di gestione targata Giampiero Bergami la Pop di Bari, dal 22 dicembre scorso, è nelle mani dell’amministratore delegato Cristiano Carrus (diplomato in perito del turismo già amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, istituto in liquidazione coatta amministrativa). Con una perdita nel primo semestre di 101,1 milioni la stima di chiusura dell’anno si aggira sui 180 milioni. La banca ha bisogno subito di invertire la rotta: il rapporto “cost/income” nel primo semestre del 2021 era al 155% (più lavora più perde) e con il blocco degli incentivi all’esodo del personale tale rapporto scenderà a fine anno al 120-125%. C’è molta liquidità (che ha un costo), mentre gli impieghi non rendono quanto dovrebbero. E soprattutto è alquanto problematica la gestione dell’indice Npe (crediti deteriorati e sul totale di quelli erogati) e il “pericolo” di contenziosi con gli azionisti. Quindi il management ha studiato l’avvio di una sorta di bad division che dovrà monitorare il settore grazie anche all’assunzione di specialisti (ne sono stata annunciate 100 in tutto il gruppo Mcc). Saranno internalizzati i servizi di finanza agevolata e si punterà a ottimizzare il settore immobiliare attraverso vendite o fitti 8nel mirino ci sono i palazzi di piazza Massari e via Melo a Bari, ma anche unità a Potenza e Teramo). Un’altra mossa riguarda i servizi di liquidità di tesoreria che passeranno alla capogruppo. Non ci saranno licenziamenti e non saranno chiuse filiali.

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Nuovo stadio Curi, i tanti dubbi del Comune

L’opera, da sviluppare in partenariato pubblico-privato, costerebbe oltre 75 milioni di euro, ma il sindaco Romizi ha perplessità su costi e tempi di realizzazione

E’ necessario ancora del tempo per conoscere che ne sarà del progetto per il nuovo stadio di Perugia.
Il Comune si esprimerà infatti nei prossimi giorni sulla proposta di Arena Curi srl che prevede un impianto con capienza di 18 mila posti, un’area commerciale, un hotel e superfici destinate ad uffici Un’operazione su cui palazzo dei Priori, chiamato a valutare la pubblica utilità dell’opera, ha non poche perplessità. I dubbi emergono da una approfondita conferenza dei servizi che ha valutato in blocco il progetto, portando alla luce alcune “criticità”, come è stato spiegato dagli amministratori in un incontro con i mezzi d’informazione. L’opera, da sviluppare in partenariato pubblico-privato, costerebbe oltre 75 milioni di euro. La richiesta di contributo al Comune, pari a circa 11 milioni di (cifra cui si aggiungerà un canone per l’eventuale sede della polizia locale), è stata definita “molto elevata”. Elementi sottolineati dall’assessore Clara Pastorelli, che con il sindaco Andrea Romizi e vari dirigenti del Comune ha fatto il punto sulla situazione.
È stato analizzato a fondo il piano economico finanziario del progetto. Sono emerse “incertezze” per quanto riguarda “sostenibilità finanziaria” e “ricavi”. E ci sono dubbi anche sui tempi. Il progetto prevede un nuovo stadio da 18 mila posti, oltre che un’area commerciale di 10 mila metri quadrati, un nuovo albergo, una superficie direzionale di 1.500 metri quadrati.
La durata dei lavori di demolizione e ricostruzione, stimata in 24 mesi, non convince palazzo dei Priori che parla di oltre 30 mesi necessari. Ci sono poi anche questioni tecniche e ambientali, come la pericolosità idraulica della zona. In caso di un no al progetto andrà avanti la riqualificazione dell’attuale stadio Curi.

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Turismo estivo, previsti flussi importanti grazie agli eventi

L’assessore regionale Paola Agabiti parla di uno scenario da grande numeri per il ritorno degli stranieri, con gli americani in testa

“Per l’Umbria sarà un’estate da grandi numeri sotto il profilo delle presenze turistiche”: a dirlo è Paola Agabiti, assessore regionale al Turismo. Che sottolinea: “I primi 4 mesi dell’anno abbiamo registrato presenze superiori all’analogo periodo del 2019, quindi pre pandemia”. “Questo 2023 è un anno molto significativo per la nostra regione perché stiamo toccando con mano il ritorno importante dei viaggiatori stranieri e in particolare americani” spiega l’assessore. “Questo significa – aggiunge – che la campagna promozionale che abbiamo impostato anche a livello internazionale, oltre che nazionale, sta avendo un ritorno significativo”. “Ci attendiamo un altro anno da record, e quindi ricco di soddisfazioni per tutti gli operatori economici dell’Umbria, sapendo che il turismo è uno dei principali asset della nostra economia regionale, oltre che di grande importanza sotto il profilo occupazionale e quindi sociale”, dice ancora Agabiti. “L’Umbria – ricorda l’assessore – è una delle destinazioni più apprezzate anche per i suoi eventi, grandi e piccoli. Già nel novembre scorso presentammo le iniziative per i 500 anni dalla scomparsa di due grandi artisti, quali sono il Perugino e il Signorelli. Nel segno dei loro capolavori che ritroviamo nelle nostre città abbiamo imbastito la comunicazione per l’anno in corso. A questi eventi si aggiungono, poi, quelli storici di sempre, come Umbria jazz e Festival dei due Mondi a Spoleto. Ma terrei a sottolineare che l’Umbria, in particolare nella stagione estiva, è caratterizzata da tanti altri eventi, anche sportivi, che danno un’atmosfera unica alla nostra terra e sono di grande richiamo”. L’assessore ricorda anche gli “importanti investimenti fatti sull’aeroporto che ci ha aperto al mondo con tante nuove tratte. “Investimenti – dice ancora – che sono stati fortemente voluti dalla presidente Donatella Tesei e dall’intera giunta regionale e che oggi stanno dando dei risultati eccezionali”. Infine, l’Umbria del turismo che verrà: “Vedrete – conclude Agabiti – che tra questo e il prossimo anno, raggiunteremo dei risultati inimmaginabili fino a qualche tempo fa”.

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Bandecchi invoca l’intervento del governo contro il caro prezzi

Il sindaco di Terni comincia ad agire ormai come un leader politico nazionale e si appella alla Meloni per iniziative contro l’inflazione

“Apprezzabile che il Governo Meloni suggerisca alla Bce come affrontare il tema dell’inflazione legata al prezzo delle materie prime. Finora l’inflazione non fa che alternarsi, passando da quella energetica a quella alimentare. Sono mesi che vediamo il prezzo di riso, grano, frutta e verdura salire vertiginosamente. Il fatto che i cittadini debbano fronteggiare costi esorbitanti per beni primari, come quelli alimentari, è inaccettabile. Il caro prezzi sta impattando fortemente infatti sulle tasche degli italiani, privandoli della possibilità di mettere sulla tavola frutta e verdura e, allo stesso tempo, rendendo impossibile anche la pianificazione di altre attività, come le ferie estive. Il caro voli, ad esempio, è un vero e proprio paradosso: un cittadino che vuole trascorrere le vacanze in Italia e intende ricorrere all’aereo si trova ad affrontare costi equiparabili a quelli delle tratte extra continentali. Come promuovere allora il nostro turismo se, per gli stessi italiani, è diventato impossibile viaggiare nel proprio Paese? Il Governo deve essere più incisivo sulle politiche di sviluppo che riguarderanno i prossimi 30 anni, è questo il vero nodo”. Così il sindaco di Terni e coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, Stefano Bandecchi. “Tutti gli italiani hanno il diritto di lavorare e, soprattutto, di poter godere del frutto del proprio lavoro. Per questo occorre calmierare i prezzi e rendere sostenibile e dignitoso il quotidiano di ciascun individuo in termini economici. Bisogna mettersi a lavorare seriamente e trovare soluzioni che supportino le famiglie in maniera ampia. Se non insistiamo con determinazione su queste importanti tematiche e non troviamo soluzioni, i danni che conteremo tra qualche anno saranno drammatici e senza facile ritorno. Vivere bene è un diritto dei cittadini e il compito del Governo è fare in modo che ciò avvenga” conclude Bandecchi.

 

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Perugia tra le 40 città italiane in cui si lavora meglio

Il capoluogo umbro è citato nella classifica dell’Associazione italiana per la direzione del personale

La fondazione Aidp, promossa dall’Associazione italiana per la direzione del personale, ha stilato la prima classifica italiana sulle migliori Città del Lavoro 2023, con la collaborazione scientifica di Isfort e la supervisione di Nadio Delai, Presidente Comitato Scientifico Fondazione Aidp. La classifica è stilata sui 110 capoluoghi di provincia italiani ed è suddivisa in tre fasce cromatiche – verde, gialla e rossa – che corrispondono rispettivamente: la prima alla fascia dei promossi della classifica (e che riceveranno il bollino della Fondazione quale riconoscimento del punteggio ottenuto), la seconda fascia che riguarda le città che si attestano su valori intermedi tali da non raggiungere, tuttavia, il riconoscimento; la terza fascia, infine, è quella a cui appartengono le città con i punteggi più bassi. Ecco la classifica suddivisa nelle tre fasce: – Le 40 città della fascia verde che otterranno il riconoscimento “Le città in cui si lavora meglio in Italia 2023” della Fondazione AIDP: Milano, Trieste, Udine, Bergamo, Pordenone, Cagliari, Gorizia, Padova, Siena, Cremona, Bolzano, Verbania, Trento, Treviso, Sondrio, Modena, Monza, Brescia, Pavia, Pisa, Firenze, Bologna, Belluno, Lodi, Parma, Prato, Macerata, Lecco, Torino, Ancona, Vicenza, Genova, Forlì, Mantova, Venezia, Ravenna, Piacenza, Novara, Roma, Lucca. – Le 40 città della fascia gialla. Cesena, Cuneo, Reggio Emilia, La Spezia, Verona, Sassari, Ascoli Piceno, Ferrara, Livorno, Aosta, Oristano, Biella, Savona, Varese, Perugia, Pesaro, Rovigo, L’Aquila, Vercelli, Nuoro, Lecce, Arezzo, Bari, Viterbo, Fermo, Grosseto, Potenza, Matera, Rimini, Como, Massa, Rieti, Pescara, Imperia, Terni,ina, Alessandria, Carbonia, Teramo, Asti. – Le 30 città della fascia rossa: Brindisi, Pistoia, Frosinone, Taranto, Palermo, Ragusa, Caserta, Campobasso, Chieti, Vibo Valentia, Catanzaro, Trani, Cosenza, Benevento, Siracusa, Agrigento, Reggio Calabria, Isernia, Salerno, Catania, Caltanissetta, Avellino, Messina, Barletta, Trapani, Foggia, Napoli, Enna, Crotone, Andria.

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Umbria jazz genera ricchezza per quasi sedici milioni di euro

Lo studio condotto dall’Agenzia Umbria ricerche dimostra che l’evento musicale genera nel territorio regionale 15,8 milioni di euro di produzione, 5,7 milioni di euro di valore aggiunto, 6,9 milioni di euro di prodotto interno lordo e 108 posti di lavoro

Umbria Jazz genera nel territorio regionale 15,8 milioni di euro di produzione, 5,7 milioni di euro di valore aggiunto, 6,9 milioni di euro di prodotto interno lordo e 108 unità di lavoro.
Numeri che emergono dalla ricerca “Grandi eventi, trasformazioni territoriali e sviluppo economico: il caso di Umbria Jazz” curata dall’Agenzia Umbria ricerche. Secondo la quale la strategia di investimento sui grandi eventi è quella che può essere vincente per una regione come l’Umbria, anche per le sue caratteristiche. Dopo una riflessione generale sui grandi eventi, lo studio entra nel caso specifico di Umbria Jazz e proprio in occasione dei suoi 50 anni, dimostrando, con l’adozione di un modello previsionale sulla ormai prossima edizione 2023 del festival, “come le considerevoli ricadute economiche e sociali giustificano l’intervento del finanziamento pubblico” ha commentato l’amministratore unico dell’Aur, Alessandro Campi.
Se si considerano anche gli effetti prodotti in tutta Italia, nel complesso Umbria Jazz – è emerso dallo studio – arriva a generare 25 milioni di euro di produzione, 9,8 milioni di euro di valore aggiunto, 11 milioni di euro di Pil, 173 unità di lavoro.

“Grazie ad Umbria Jazz – ha sottolineato la presidente della Regione Donatella Tesei – il brand Umbria ha cominciato ad essere riconoscibile all’estero a partire dagli anni ’70, lo dobbiamo alla felice intuizione di Carlo Pagnotta. L’opera, che come Giunta regionale stiamo portando avanti, è di legare i grandi eventi di cui la regione è ricca, così come le produzioni locali di eccellenza, anche quelle rappresentate dal settore industriale e manifatturiero, al logo ‘Umbria cuore verde d’Italia’, affinché tutte le realtà regionali diventino sempre più conosciute e riconoscibili a livello nazionale ed internazionale”.
“Lo studio condotto dall’Aur – ha detto l’assessore regionale al Turismo, Paola Agabiti – ha il grande merito di rendere conto e comunicare ai cittadini quali siano le somme investite in un evento come Umbria Jazz e di stimare, su basi scientifiche, quali siano gli effetti in termini di incremento del pil regionale e di ricaduta sul territorio”.

 

 

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Le esportazioni fanno sorridere l’Umbria

Il 2022 si chiuso con un export a 934 milioni, ovvero il 24 % in più rispetto all’anno precedente. Stati Uniti fanno la parte del leone

Le esportazioni distrettuali umbre hanno raggiunto il valore di 934 milioni di euro nel 2022, nuovo punto di massimo dal 2008, con una crescita di oltre 180 milioni di euro rispetto all’anno precedente (+24,1%). Dopo il ritmo sostenuto nei primi tre trimestri, anche nell’ultima parte dell’anno l’export ha continuato a crescere a doppia cifra (+13,3% nel quarto trimestre), con un pieno recupero dei valori pre-Covid, che sono stati abbondantemente superati (+168 milioni di euro; +21,9%). Questi risultati sono spiegati in parte dall’aumento dei prezzi alla produzione che si è intensificato nel corso del 2022, ma una stima del dato al netto dell’effetto prezzo conferma crescite consistenti sia nel confronto con il 2021 (+14,2%), sia rispetto al 2019 (+7,4%) a dimostrazione dell’elevata reattività e competitività delle specializzazioni distrettuali. Come emerge dal Monitor dei distretti dell’Umbria, elaborato dalla direzione Studi e ricerche Intesa Sanpaolo, tutti e tre i distretti monitorati mostrano una crescita importante rispetto all’anno precedente.
Tra questi, il distretto che registra la crescita percentuale più marcata è quello della Maglieria e abbigliamento di Perugia (+25,6%), seguito dall’Olio umbro (+22,9%) e dal Mobile dell’Alta Valle del Tevere (+18,9%).
Per quanto riguarda i mercati di destinazione gli Stati Uniti rafforzano il proprio ruolo di primo mercato di sbocco, e con circa 180 milioni di euro rappresentano il 19% delle vendite estere dei distretti (era il 16,4% nel 2021). Questo incremento è stato trainato principalmente dal distretto della Maglieria e abbigliamento di Perugia (+59,7%), che ha superato i 145 milioni di vendite verso gli Stati Uniti.
Positiva, inoltre, la dinamica verso i mercati asiatici come Cina (+63,6%) e Repubblica di Corea (+49,6%); in questo caso il distretto più dinamico è stato quello dell’Olio umbro che ha più che raddoppiato le vendite verso questi mercati (+103,5%). Tra i mercati europei, si segnala in particolare la buona evoluzione verso la Francia (+21,9%) e la Spagna (+50,4%). A causa delle tensioni geopolitiche il mercato che mostra il ritardo maggiore è la Federazione Russa, con un calo delle vendite del 48,4%

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