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Ricostruzione, il senatore di FdI Castelli al posto di Legnini

L’esponte del partito della Meloni è eletto del collegio senatoriale di Siena. “Il governo – si legge in una nota – rivolge a Castelli gli auguri di buon lavoro per questo impegnativo compito, per il quale la sua esperienza di amministratore e la sua conoscenza del territorio saranno preziosi. Il governo ringrazia per il lavoro sin qui svolto il commissario uscente Giovanni Legnini, il quale mantiene le competenze di commissario per Ischia”. ”Auguri di buon lavoro al senatore Guido Castelli, nuovo commissario straordinario alla ricostruzione post sisma del 2016. Un compito di rilievo ma soprattutto di grande responsabilità che, ne siamo sicuri, saprà assolvere con serietà, competenza e spirito di servizio, conoscendo in profondità proprio uno dei territori maggiormente colpiti dal terremoto del Centro Italia. Il tutto in stretto raccordo con i presidenti delle Regioni Marche e Abruzzo, Francesco Acquaroli e Marco Marsilio, e con il contributo dei tanti parlamentati – a cominciare dal collega Paolo Trancassini – che negli anni si sono battuti senza sosta per dare centralità alla ricostruzione post sisma”. Lo dichiara il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

 

Tremila euro di bonus ai dipendenti all’azienda Rocchi di Bettona

Una decisione presa dall’amministratore unico Maurizio Rocchi dopo che il governo aveva disposto l’aumento delle soglie delle liberalità che è possibile erogare in favore dei dipendenti

“L’azienda, nonostante le tante criticità congiunturali – afferma Maurizio Rocchi – è stata capace di raggiungere buoni risultati commerciali e qualche utile finanziario che credo sia stato doveroso condividere con i dipendenti. Il nostro è un viaggio avventuroso ed entusiasmante cominciato con molti di loro 35 anni fa.” La Rocchi srl è uno dei principali costruttori italiani di centrali di betonaggio automatiche con proiezioni importanti sui mercati internazionali (Francia, Belgio, Polonia e nord Africa). Il quartier generale dell’azienda, che recentemente ha acquisito una realtà industriale della Val Nestore, si trova a Passaggio di Bettona, una frazione del comune di Bettona si estende su una superficie di 8.000 metri quadrati. La storia della Rocchi srl è una storia tutta di famiglia. “All’inizio – spiega Maurizio Rocchi – anche mia madre collaborava alle attività organizzative. Oggi mio figlio Lorenzo è strutturato all’interno dell’opificio e si sta formando mentre i miei piccolini, Michele e Francesco, seguono con interesse le nostre iniziative. Devo però ringraziare degli obiettivi imprenditoriali raggiunti soprattutto mia moglie Marinella, senza la quale nulla sarebbe stato possibile: in tutti questi anni ha saputo essere madre, moglie e donna d’impresa. La Rocchi srl ha una imprescindibile connotazione rosa di cui sono autenticamente orgoglioso”

Nel 2023 Spoleto potrebbe entrare nella provincia di Terni

Favorevole al nuovo assetto istituzionale la presidente dell’ente Laura Pernazza

“Sarei favorevole a un allargamento della Provincia di Terni con l’inclusione di Spoleto, ma non può accadere con una imposizione dall’alto, deve eventualmente arrivare per la volontà dei cittadini”: a dirlo è stata la presidente Laura Pernazza, nel corso della conferenza stampa di fine anno. “A gennaio mi incontrerò con il sindaco di Spoleto Andrea Sisti e affronteremo anche questo tema del riequilibrio territoriale, ma resta sempre imprescindibile la volontà popolare che andrebbe espletata attraverso lo strumento del referendum”, ha sottolineato Pernazza. “Ovviamente – ha aggiunto – per la Provincia di Terni ci sarebbero dei vantaggi notevoli poter contare su un territorio è una popolazione più vasta”.

Trasformare la caserma Piave nel super museo italiano. La proposta di Franco Raimondo Barbabella

Il progetto prevede di utilizzare lo spazio per esporre le migliaia di opere d’arte che si trovano nei magazzini dei maggiori musei.

Di Alessandro Maria Li Donni

La domanda delle domande a Orvieto è, cosa fare alla ex-caserma Piave? I destini di un pezzo fondamentale della città sono strettamente legati alle fortune o sfortune politiche degli amministratori. Ne sono passati di sindaci e quel complesso è sempre lì, con sempre più vetri rotti, inagibile nella gran parete, utilizzato come scuola nella parte più “nobile”, quella della Palazzina Comando, poi con gli uffici comunali e ora, ultima sortita, nel suo pezzettino di caserma la Usl vorrebbe impiantarci una Rems, di cui tanto si è parlato in queste ultime settimane, a partire dal 29 novembre. L’ultima proposta in ordine di tempo, e probabilmente la più affascinante arriva dal consigliere Franco Raimondo Barbabella che ha presentato una mozione con un acronimo sicuramente più beneaugurante di quello della Usl: MOST. Ma di cosa si tratta? In soldoni e per brevità si tratterebbe di andare a raccogliere le opere attualmente nei magazzini dei principali musei italiani per esporli a Orvieto. Nella mozione presentata per la discussione in consiglio Franco Raimondo Barbabella spiega che “c’è un immenso patrimonio artistico conservato nei depositi di musei, enti e fondazioni, che non è reso fruibile. Un immenso patrimonio, un tesoro tenuto ‘in riserva’, come si dice oggi, non accessibile al pubblico in quanto ritenuto di minor interesse (spesso per ragioni che non c’entrano con il valore artistico e storico, ad esempio per mancanza di spazi adeguati) rispetto alle opere che vengono rese fruibili nelle sale adibite alle esposizioni”.

Tra l’altro, come ricorda proprio Barbabella, “ci si sta avvicinando ad un appuntamento molto significativo che cadrà nel 2023: i 500 anni dalla morte di Luca Signorelli e di Pietro Vannucci. Poter fare di questo appuntamento, nel quadro di celebrazioni che si annunciano fin da ora come molto importanti, l’occasione di lancio di un progetto operativo con cui si va alla realizzazione di una iniziativa come quella che qui si prospetta, sarebbe la dimostrazione che anche le celebrazioni non si fermano all’immediatezza e entrano nella logica che Fernand Braudel avrebbe chiamato della lunga durata e che per le grandi operazioni culturali è certamente la logica giusta”.

Esporre i propri “tesori” è sempre più necessario da una parte per ampliare l’offerta e dall’altra per venire incontro alle esigenze di un pubblico sempre più attento e sensibile. Il punto debole, è di solito, è quello delle risorse economiche queste sempre meno disponibili. Per ovviare Barbabella ipotizza, “una vera e propria impresa culturale del tutto nuova, della quale la parte espositiva, che è mobile e ciclica (nel senso che proviene e ritorna ai musei, a meno che essi non decidano altrimenti), è l’occasione intorno alla quale ruota poi tutta un’altra serie di attività. Un’impresa dunque, un’organizzazione e una conduzione aziendale, una logica produttiva”. In termini moderni quest’impresa culturale potrebbe andare anche ad aprire nuovi sbocchi professionali e soprattutto essere occasione di “promozione della conoscenza del patrimonio artistico e culturale diretto ad alunni e studenti, corsi di formazione delle guide turistiche e degli operatori impegnati nella gestione dei musei; stages in collaborazione con le università; – spiega sempre Barbabella – riscoperta del complesso delle attività artigianali connesse con il restauro delle opere d’arte e con l’allestimento di mostre e di esposizioni permanenti; studio e addestramento all’uso del digitale in funzione della fruizione e della conservazione del patrimonio; attivazione di un Its finalizzato alla formazione di personale specializzato nel settore delle arti. Sono solo alcuni titoli appena abbozzati”.

E’ chiaro che anche solo per iniziare a progettare serve una forte spinta in tal senso da parte del governo e su questa strada sembra andare il neo-ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che recentemente ha lanciato l’idea di aprire gli “Uffizi 2” proprio per recuperare alla fruizione le tante opere ancora nascoste e per creare una vera e propria rete culturale e di collaborazione tra vari Enti, Regioni e Comuni.

Un’altra domanda potrebbe essere, perché a Orvieto? Anche in questo caso lo spiega in maniera esauriente Barbabella, “Orvieto appare come la città naturalmente vocata ad ospitare un progetto con queste caratteristiche e capace di svolgere le funzioni indicate.

Anzitutto per storia e caratteri distintivi della città. Qui c’è un condensato della storia dell’Occidente europeo dal Villanoviano al Novecento. Orvieto è di per sé città d’arte. C’è un unicum di natura e cultura che potremmo addirittura definire esemplare per la capacità umana di adattarsi all’ambiente che la natura ha preparato trasformando i problemi da superare in elemento di forza fino al risanamento e alla valorizzazione partita negli anni ottanta del secolo scorso”. Non solo, c’è anche la grande occasione di restituire alla vita attiva della città un pezzo importante del centro storico, la Caserma da troppo tempo desolatamente definita “ex”. Scrive il consigliere Barbabella nella sua mozione, “c’è anzitutto, come sede ideale, la ex Caserma Piave, un complesso di notevoli proporzioni, che sorge su un’area di 42.200 m2 all’ingresso sud-est della città, con 5 edifici di complessivi 41.000 m2 di superficie coperta. Una costruzione degli anni trenta del Novecento e dismessa fin dagli anni novanta, molto più flessibile di quanto non si creda e su cui esiste già un progetto di massima per la sua valorizzazione che si tratta di riscoprire e vedere in che modo possa essere reso utile. Ci sono poi, per un ideale sistema integrato, edifici dislocati nei diversi quartieri della città, dalla zona Duomo a San Giovenale e a San Giovanni, da San Francesco a San Paolo, che nel loro insieme prefigurano un sistema sia direttamente connesso alla funzione museale sia indirettamente utilizzabile per le funzioni di supporto o collaterali. In realtà è la città intera che si presta ad ospitare un progetto così ambizioso e così significativo”.

Insomma è una nuova grande sfida per la città che deve assolutamente porsi come vera “Porta dell’Umbria” e portare a proprio vantaggio la presenza di quelle infrastrutture che ad oggi sono una ferita per il territorio ma con potenziali di sviluppo incredibili e cioè l’autostrada e la linea direttissima. Troppo presto, o meglio fin da subito, Orvieto è uscita dai radar della grande partita delle fermate dei Frecciarossa nelle stazioni intermedie al servizio di territori più vasti. La Regione ha pensato a Perugia, giustamente, mentre per il resto ha in mete il finanziamento di strutture fuori dalla Regione, a Orte o in Toscana. Orvieto? Neanche a parlarne. C’è poi la grande partita del PNRR, un’occasione che a Orvieto è stata sfruttata, ad oggi, in modo discutibile e poco. La Piave è un’altra ferita aperta che potrebbe trasformarsi in un gioiello, in un esempio di resilienza per l’intero Paese. Ma ne saremo capaci? Questa è la reale sfida che lancia il consigliere Franco Raimondo Barbabella. Il rischio, ora, è di “colorare” la proposta politicamente, di etichettarla, e quindi bocciarla solo perché proveniente dalla parte sbagliata.

Orvieto così rischia di perdere un’altra occasione, l’ennesima, e i treni, è bene sempre ricordarlo, non sempre passano e se si perdono poi è inutile piangere sul latte versato incolpando Perugia o Roma. Prima bisogna provarci in maniera unitaria e seria e poi, nel caso in cui si dovesse perdere, allora ci si può lamentare e presentare le proprie rimostranze anche in maniera piuttosto accesa a chi di dovere.

Elena Veschi alla guida di piccola industria di Confindustria

Già presidente del gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Perugia, è amministratore dell’azienda di famiglia, la Umbraplast di San Giustino.

Sarà Elena Veschi a guidare la piccola industria di Confindustria Umbria per il biennio 2022-2024. L’elezione è avvenuta in occasione della riunione del Comitato che rappresenta le aziende con meno di cinquanta dipendenti.Elena Veschi, già presidente del gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Perugia, è amministratore dell’azienda di famiglia, la Umbraplast di San Giustino. Ad aprire i lavori è stato il presidente uscente Alessandro Tomassini, giunto al termine del proprio mandato. “Sono stati anni complessi – ha ricordato, secondo quanto si legge in una nota di Confindustria – caratterizzati da sfide importanti ed emergenze che hanno messo a dura prova il tessuto economico e sociale. In questo periodo ci siamo impegnati per far crescere le realtà produttive del territorio, cercando di migliorare le condizioni della loro operatività e aiutandole a diventare più competitive .Le piccole e medie imprese – ha quindi ricordato Veschi – rappresentano una parte importante della nostra economia, che si caratterizza per la presenza di numerose realtà virtuose e di eccellenza. Punteremo anche su temi come sostenibilità ambientale delle piccole imprese, green economy e internazionalizzazione. Centrale continuerà ad essere la collaborazione con le Istituzioni e lavoreremo anche per rafforzare i rapporti con le regioni limitrofe, facendoci portavoce delle istanze delle imprese, che oggi si trovano a fare i conti con le pesanti difficoltà legate all’aumento del costo dell’energia e delle materie prime”

Brunello Cucinelli tra i 30 uomini più ricchi d’Italia

Ad incoronare il re del cachemire nell’empireo dei super ricchi è la rivista Forbes

Nella nuova classifica annuale pubblicata dalla rivista Forbes, il patrimonio personale dell’imprenditore di Solomeo viene valutato in 2 miliardi di dollari, cifra che lo piazza al 27/o posto tra gli italiani e al 1.513/o nel mondo. Guadagnando qualche posizione rispetto alla classifica 2021, quando con un patrimonio netto di 1,7 miliardi era al 28/o posto in Italia e al 1.833/o nel mondo. Giovanni Ferrero, il re della Nutella, è il più ricco d’Italia con una fortuna stimata in 36,2 miliardi di dollari, e si posiziona è al 36 esimo posto nel mondo. Leonardo del Vecchio è il secondo più ricco del paese, e 52 esimo nella classifica generale, con 27,3 miliardi. Lo seguono a distanza Giorgio Armani con 7,8 miliardi e Silvio Berlusconi con 7,1 miliardi.

Melasecche, in arrivo 100 milioni di opere pubbliche

L’assessore regionale elenca i tanti progetti in rampa di lancio.

“Prosegue incessante il lavoro del servizio Opere pubbliche della Regione per realizzare anche nell’area del ‘cratere del sisma gli immobili indispensabili alla ricostruzione pubblica e al ripristino di infrastrutture per la mobilità ‘slow’ danneggiate dal terremoto. Nonostante la forte carenza di personale tecnico, in attesa del reintegro dopo i pensionamenti degli ultimi anni e il trasferimento presso altri enti pubblici dei vincitori di concorso e per mobilità prevista dalla legge, l’impegno è massimo per evitare di perdere i fondi assegnati con i vari provvedimenti”. Lo afferma l’assessore regionale ad Infrastrutture, trasporti, opere pubbliche e politiche della casa, protezione civile, Enrico Melasecche, che illustra risultati e opere programmate e in via di realizzazione. «Innanzitutto – dice l’assessore, in una nota della Regione – giunge positiva la notizia relativa all’ospedale di Norcia: il Tar ha respinto come irricevibile il ricorso della ditta seconda classificata nella gara per il consolidamento e la riqualificazione di quel nosocomio per cui si sta procedendo con la definitiva assegnazione dell’appalto e la relativa apertura del cantiere, per un importo totale dell’opera di 9,4 milioni di euro. E avanzano speditamente le procedure per l’ospedale di Cascia che vede l’aggiudicazione della relativa gara per la sua completa ricostruzione, per un importo di 9,650 milioni di euro».

“Sono stati aggiudicati, inoltre, i lavori per 5 milioni di euro inerenti i cammini religiosi. Si tratta – spiega – del Lotto I, II e III relativi al Cammino di San Francesco, Cammino di San Benedetto, Via Lauretana, percorso Cascia-Roccaporena.

Per quanto riguarda Spoleto – continua l’assessore – per l’ampliamento della struttura di Santo Chiodo, che racchiude tesori inestimabili di valore artistico e storico recuperati dai vari terremoti e in corso di restauro in attesa di tornare nelle sedi proprie, viene di nuovo bandita la gara dopo che la stessa era andata deserta. La nuova struttura, per un investimento di 6,250 milioni di euro, ospiterà anche un centro di ricerca sulle tecniche del restauro in collaborazione con l’università.

Proseguono poi le operazioni propedeutiche all’avvio del cantiere per l’ex Mattatoio di Spoleto, per un importo di 5,750 milioni di euro, con l’apertura dell’unica offerta pervenuta”.

Altro capitolo, quello della variante Sud-Ovest di Terni “con 50 milioni di euro deliberati dal Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile: proseguono gli incontri con il Comune di Terni per definire tutti gli aspetti urbanistici relativi alla definizione del percorso preciso della nuova arteria ai fini della predisposizione del Piano di fattibilità tecnico economica per il quale è stata assegnata la progettazione. Altri due interventi – rileva l’assessore Melasecche – riguardano la nuova sede di proprietà della Regione a Terni in Via Saffi, consolidamento e riqualificazione, il cui appalto è stato consegnato alla Impresa Calzoni di Fontignano, con il cantiere di imminente attivazione, e la sede dell’Assessorato Infrastrutture, trasporti, opere pubbliche e politiche della casa, protezione civile di Piazza Partigiani, a Perugia, che, giudicato strategico per le funzioni pubbliche che svolge, sta per vedere l’appalto per il consolidamento sismico, con dissipatori alle fondazioni e una indispensabile riqualificazione impiantistica. Tutte le procedure indicate, ed altre che è difficile elencare, sommano complessivamente opere per circa 100 milioni. Si invitano le stesse imprese – sottolinea – a monitorare attentamente la pubblicazione dei bandi. Questi vengono predisposti sulla base del più recente Prezzario, su cui c’è stata convergenza in sede di analisi decisoria da parte delle varie associazioni di categoria, con il riconoscimento sostanziale delle richieste che correttamente sono pervenute dal mondo degli operatori. Il servizio Opere pubbliche, che ringrazio per il forte impegno – conclude l’assessore Melasecche – gestisce anche lo stesso Prezzario regionale, ed è fortemente impegnato anche questi giorni in confronti serrati con le associazioni dei professionisti e di categoria per valutare le variazioni dei costi dei materiali avvenuti nel secondo semestre 2022, da trasferire nel prezzario 2023 di prossima definizione”.

Turismo, per Agabiti i dati migliori di sempre

I dati del 2022 “sono i migliori della storia dell’Umbria, come arrivi, presenze e anche per i tempi di permanenza” secondo l’assessore regionale.

Secondo l’assessore Paola Agabiti è stato proprio il turismo “l’ambito nel quale la Regione ha inteso profondere ogni suo sforzo, al fine di operare un fattivo rilancio in termini di attrattività dell’Umbria e di nuova immagine dell’intero territorio regionale”. “Su questo aspetto – ha affermato – abbiamo concentrato energie e risorse per veicolare all’esterno un nuovo appeal e una nuova percezione di cosa sia e di cosa rappresenti l’eccellenza umbra”.
A questo proposito ha poi ricordato il riconoscimento dell’Umbria, da parte della prestigiosa guida Lonely Planet, come unica destinazione italiana Best in Travel 2023, segnalandola quale meta italiana di riferimento del prossimo anno nella pubblicazione di punta del turismo internazionale. “Un risultato straordinario, che premia la storia, le tradizioni, il valore profondo del nostro territorio e l’unicità dei suoi luoghi” ha sottolineato. Un turismo che guarda così sempre più al pubblico europeo, come ha ricordato anche la presidente della Regione Donatella Tesei, sottolineando “il contributo straordinario di apertura al mercato globale dato dall’aeroporto i cui dati sono sotto gli occhi di tutti, con lo scalo umbro che ha dato la possibilità di far uscire l’Umbria dall’isolamento. Il piano industriale della società di gestione della Sase – ha poi ricordato – prevedeva 250mila passeggeri mentre già un mese fa abbiamo superato i 350mila. Su questo non possiamo fermarci e nel 2023 lavoreremo per implementare le rotte e per adeguare le strutture ai nuovi flussi”.

La fondazione Cassa di risparmio di Perugia festeggia 30 anni con uno spettacolo di Marcorè

La fondazione ha stanziato oltre 300 milioni a favore del territorio

La fondazione Cassa di risparmio di Perugia compie 30 anni.Era infatti il 22 maggio 1992 quando nacque, in applicazione della legge Amato. La fondazione Cassa di Risparmio di Perugia – si legge in un suo comunicato – è un soggetto non profit, privato e autonomo volto a sostenere lo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio in seguito alla separazione tra l’attività creditizia, rimasta alla Cassa di Risparmio di Perugia, e quella filantropica. “In questi 30 anni – sottolinea l’Organismo – tanto è stato fatto, percorrendo un cammino che pur restando fermamente ancorato alle radici ha portato la Fondazione ad attuare un rinnovamento costante del proprio modello operativo che l’ha trasformata da semplice ‘selezionatore’ di richieste di contributo a ‘ideatore e realizzatore’ di programmi. Oggi più che mai, in un momento storico di profondi cambiamenti che richiede di saper guardare al futuro insieme, parole chiave come ‘ascolto’ del territorio, ‘co-progettazione’, ‘sinergia’, ‘rete’, ‘valutazione d’impatto’ sono entrate a far parte del Dna di una fondazione che, si è dotata di strumenti e metodi attraverso i quali ha stanziato a sostegno del territorio e della comunità oltre 300 milioni di euro, realizzando progetti nel campo dell’arte e cultura, dell’ambiente, della ricerca scientifica, del sociale e dello sviluppo economico”. Per celebrare il traguardo dei 30 anni e ringraziare “tutti coloro che hanno reso possibile l’intenso lavoro a favore della sua comunità”, la Fondazione intende donare alla comunità un evento-spettacolo che si terrà lunedì 30 maggio a partire dalle 20.30 al Teatro Morlacchi di Perugia: “Il Futuro dentro una storia”, La serata si aprirà con un dialogo tra la presidente della fondazione Cristina Colaiacovo e quello di Acri Francesco Profumo coordinato dalla giornalista Rai Maria Concetta Mattei. Al termine il palcoscenico si animerà con la presenza di Neri Marcorè e della sua band

Mari confermato alla guida della fondazione Cassa di risparmio di Orvieto. Ora una nuova fase

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L’ente è reduce da un periodo pessimo nel corso del quale non ha incassato alcun dividendo dalla sua partecipazione in Cassa spa

La fondazione ha un patrimonio di 58 milioni e 282 mila euro.

L’ente è reduce da un periodo pessimo nel corso del quale non ha incassato alcun dividendo dalla sua partecipazione in Cassa spa

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Un recente lodo arbitrale costringe la Popolare di Bari a pagare alla fondazione una penale di quattro milioni

Mario Mari rimarrà presidente della fondazione Cassa di risparmio di Orvieto anche nel prossimo quadriennio. Lo ha deciso il Consiglio di indirizzo dell’ente in occasione dell’approvazione del bilancio 2021. Un bilancio che presenta valori soddisfacenti. La fondazione ha infatti chiuso il 2021 con un avanzo netto di gestione pari a un milione e 194 mila euro incrementando sia il patrimonio netto dell’ente che ha raggiunto l’importo di 58 milioni e 682 mila euro sia i fondi erogati che hanno superato i due milioni di euro. Nel corso del 2021 la fondazione ha portato a termine una serie di interventi nel pieno rispetto di quanto programmato, con la pubblicazione di tre bandi, attraverso i quali sono stati sostenuti 54 fra progetti e iniziative, e con il finanziamento di alcuni significativi progetti propri. Per l’ente guidato da Mari, professore ordinario di Economia aziendale e direttore del dipartimento di Economia dell’università di Perugia, si annuncia una nuova fase ora che la Cassa di risparmio di Orvieto, di cui la fondazione detiene quote di minoranza, si accinge ad essere completamente controllata dal Mediocredito Centrale e diventare quindi una banca pubblica a tutti gli effetti Una svolta a cui la fondazione guarda con molta speranza dopo che, nel lungo periodo in cui la Cassa è stata controllata dalla Banca Popolare di Bari, la stessa fondazione non ha mai incassato alcun dividendo per la propria partecipazione di minoranza.

Intanto un lodo arbitrale ha disposto che  la Banca Popolare di Bari dovrà pagare alla fondazione una penale di quattro milioni. Si tratta di un vecchio contenzioso relativo ai parti parasociali” stipulati nel 2012, al momento cioè in cui la Popolare acquisì il controllo di maggioranza della Cassa. Quegli accordi prevedevano che la Popolare si sarebbe dovuta impegnare ad acquistare le quote di minoranza che la fondazione detiene nella Cassa, pari al 27% del capitale, in ogni momento in cui la fondazione lo avesse richiesto, ma l’obbligazione non venne mai adempiuta dall’istituto pugliese.