Siccità, anche l’Umbria attende il piano invasi
Dopo la pubblicazione dello studio sulla rivista Science, secondo il quale i lunghi periodi di assenza di precipitazioni hanno colpito quasi tutti i continenti e sono diventati sempre più comuni, e con l’Italia che ha vissuro il 2024 come il più caldo di sempre (1,35° in più rispetto alla media storica, con punte di 1,44 gradi al Centro e al Sud) Coldiretti torna a chiedere un piano invasi.
“Come Coldiretti – ricorda Albano Agabiti, presidente regionale Coldiretti – proponiamo da tempo la realizzazione di un piano invasi dotati di sistemi di pompaggio, che permetterebbe non solo di assicurare l’approvvigionamento idrico durante i periodi di siccità, ma anche di ridurre gli effetti devastanti delle piogge e degli acquazzoni sempre più intensi, che aggravano il fenomeno dello scorrimento dell’acqua nei canali asciutti. Il progetto, che potrebbe partire immediatamente, prevede la creazione di una rete di bacini di accumulo costruiti senza l’uso di cemento, ma con pietre locali e terra di scavo, utilizzando i materiali già presenti in loco. Questi bacini avrebbero la funzione di raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità. L’intento è di raddoppiare la capacità di raccolta dell’acqua piovana, rendendola disponibile per usi civili, per l’agricoltura e per la produzione di energia idroelettrica pulita, oltre a contribuire alla gestione delle piogge abbondanti e a prevenire il rischio di inondazioni. In questo contesto, è essenziale anche il recupero e la manutenzione degli invasi già esistenti nel territorio”
Chiarisce Paolo Montioni, presidente del Consorzio della Bonificazione Umbra e presidente Anbi Umbria: “Abbiamo sempre sostenuto come occorra passare dalla gestione dell’emergenza ad una nuova cultura della prevenzione e soprattutto della programmazione. Prosegue il nostro lavoro, non solo per la salvaguardia idrogeologica dei territori, ma anche per l’ammodernamento delle infrastrutture irrigue e per la digitalizzazione dei sistemi di irrigazione. Un avvio concreto del richiesto Piano Invasi, in quest’ambito, è fondamentale per supportare gli sforzi di tutti per una gestione più virtuosa dell’acqua e per rendere anche il settore agricolo più competitivo”.
“Tutte le attività che mettiamo in campo sono orientate oltre che ad una difesa dell’assetto idrogeologico anche a ‘raccogliere’ l’acqua a servizio del territorio” ricorda Massimo Manni, presidente del Consorzio di Bonifica Tevere-Nera. Che aggiunge: “Quella dei bacini di accumulo, a fronte dei cambiamenti climatici in atto anche nella nostra regione con un impoverimento della disponibilità idrica, rappresenta ormai una strada necessaria e non più rimandabile. Un nuovo Piano Invasi con il recupero anche di quelli esistenti è sicuramente indispensabile per una gestione sempre più accorta del prezioso bene acqua. Una strada verso cui tendono anche i nostri lavori e investimenti”.