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Tag: commercio

Indagine Confesercenti: in Umbria spariti 2mila negozi in 10 anni

In 10 anni – dal 2014 ad oggi – in Umbria sono sparite circa 2mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, di cui quasi 700 attività di vicinato “di base”. E se le chiusure interessano anche i grandi centri storici (circa 200 le attività chiuse in questo periodo a Perugia e Terni), le conseguenze più evidenti si vedono nei piccoli borghi.

Un fenomeno infatti che, come emerso dal dossier di Confesercenti “Commercio e servizi: le oasi nei entri urbani” presentato a Roma, riguarda tutta Italia (dove sono ormai 26 milioni le persone che vivono in comuni che hanno perso definitivamente una o più attività di vicinato essenziali), ma che nell’Umbria dei piccoli centri determina situazioni ancora più allarmanti, dal punto di vista economico e sociale.
Spiega il neo presidente di Confesercenti Umbria, Carlo Ghista: “La problematica principale è quella dei piccoli punti vendita che si stanno perdendo nei paesi e nelle frazioni. Ci sono situazioni in cui, per fare il pieno di benzina, occorre uscire dal proprio paese e in alcuni casi recarsi in un altro comune”.

Ghista ricorda le cause della continua chiusura di piccoli negozi: “Certamente il calo demografico e la tendenza ad andare a vivere nei grandi centri. Poi c’è un problema di abitudini al consumo, in parte anche orientate dalle difficoltà economiche in cui si trovano molte famiglie, che porta a preferire prodotti a basso costo diffusi dalla grande distribuzione. O ad acquistare online per farsi portare i prodotti sotto casa. La contrazione delle modalità di acquisto tradizionali e di prodotti di qualità, unitamente a difficoltà logistiche e all’elevata tassazione, spinge i figli di molti commercianti ad intraprendere un altro lavoro e così si continuano a chiudere saracinesche di negozi e botteghe artigiane, anche storiche”.

Il presidente di Confesercenti Umbria evidenzia come questo fenomeno abbia conseguenze sociali, oltre che economiche: “Ciò contribuisce a spopolare i piccoli centri. E non agevola la permanenza di turisti, che non trovano servizi nei nostri bellissimi borghi umbri”.

Da qui le azioni che Confesercenti sta promuovendo per contrastare questo fenomeno: “I Comuni – spiega Ghista – non danno un grande aiuto e continuano ad aprire esercizi della grande distribuzione, aumentando la concorrenza. Oltre a rappresentare ai Comuni queste difficoltà, abbiamo creato prodotti specifici per incentivare in particolare l’imprenditoria giovanile e femminile. Noi, come Confcommercio – conclude – ce la stiamo mettendo tutta, ma non è solo un problema che riguarda i commercianti”.

Modifiche sul commercio, i timori di Confartigianato: “Si rischia di aumentare le difficoltà del centro”

Confartigianato Terni esprime forti preoccupazioni dopo le modifiche, approvate in Consiglio comunale, all’Atto di programmazione commerciale. La variazione proposta dall’assessore Renzi e approvata dalla maggioranza consiliare ha infatti aumentato le deroghe per le metrature commerciali autorizzabili nelle aree critiche.

“Riteniamo che l’Atto di programmazione del Comune di Terni nella sua versione originaria – commenta Confartigianato – fosse già insufficiente per quanto riguarda la finalità pubblica di riequilibrio delle reali opportunità di svolgere attività commerciali nel centro città di Terni”. L’associazione di categoria ricorda infatti la configurazione commerciale della città nella quale le metrature destinate alle vendite sono già oggi in eccesso e i centri commerciali posti nella stretta vicinanza del centro cittadino, determinando importanti concause di desertificazione commerciale di quell’area.

“L’impostazione politica che appare soprattutto dall’intervento in Consiglio dell’assessore allo Sviluppo economico Cardinali che ha motivato l’introduzione delle deroghe con la necessità di recuperare aree degradate al centro e in periferia – è la posizione di Confartigianato – non è condivisibile, perché tradisce la solita logica che ha determinato la desertificazione commerciale a Terni, per la quale le aree degradate devono essere recuperate solo ed esclusivamente con le metrature commerciali, che ha portato all’attale situazione di estrema difficoltà del centro città. Diverso e condivisibile invece – aggiunge Confartigianato – è affermare che si vuole in futuro sostenere il centro riportando nella sede naturale le attività universitarie. La crisi economica particolarmente grave del centro città – avverte Confartigianato in conclusione – però impone che prima si proceda e si ottengano risultati di rilancio del centro e poi semmai si prendano in esame le deroghe estensive. Fare l’inverso – conclude – fa correre il rischio di aggravare la crisi del centro città”.