Skip to main content

Tag: Corte dei Conti

La Corte dei conti chiede il conto per la gestione del ristorante ex Cramst di Orvieto

Un prestigioso immobile nell’ex complesso della chiesa di san Francesco a due passi dal Duomo di Orvieto. Una cooperativa, la Cramst, che ha intrecciato la propria storia con quella della sinistra orvietana. Un contratto di locazione tra la cooperativa ed il Comune che è stato in vigore per anni, ma con la coop che aveva smesso di pagare l’affitto dalla metà del 2013, praticamente quasi da subito, facendo arrivare il conto degli arretrati a 178 mila euro nell’arco dei cinque anni successivi.

Nel 2018, infatti, l’allora giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Giuseppe Germani aveva alla fine deciso di procedere allo sfratto, ma la vicenda si è, parzialmente, conclusa solo adesso con una condanna da parte della Conte dei conti che ha inguaiato tre dirigenti del Comune.

La Corte dei Conti ha infatti condannato per danno erariale a carico del Comune di Orvieto il dirigente del Settore tecnico e manutenzione ed ex vicesindaco della prima Giunta Tardani, Mario Mazzi, quello del Settore finanza e bilancio Dino Bronzo e il segretario comunale Maria Perali. Disposto un risarcimento del danno in favore del Comune di 283.399 euro.

La magistratura contabile aveva contestato una mancata acquisizione di entrate pari a 302.193 euro. Secondo la Procura regionale, il danno era stato causato dalla “cattiva gestione di un contratto di locazione attiva stipulato il 19 aprile 2013 dal Comune di Orvieto con la società Cramst. Quest’ultima aveva pagato l’affitto al Comune praticamente solo nei primi sei mesi del contratto di locazione. Poi aveva smesso di dare soldi al Comune, ma non certo di far funzionar e il ristorante, che ha lavorato per anni e anni, diventando un punto di riferimento nella ristorazione della città, mantenendo sempre il proprio allure di locale di riferimento della sinistra locale anche perché tra i soci della Cramst ci sono sempre stati anche vari dirigenti del partito che era una volta era il Pci, poi divenne il Pds, poi i Ds ed ora il Pd.

Nel caso di Mazzi, il suo coinvolgimento nella vicenda Cramst si riferisce al periodo in cui era dirigente comunale e non a quello in cui, nella precedente amministrazione comunale di centrodestra, aveva svolto l’incarico di vice sindaco dopo le dimissioni del predecessore Angelo Ranchino che era in quota Lega. Il mancato pagamento dei canoni di locazione è da ricollegarsi ad una controversia che era insorta tra la società ed il Comune relativamente ad alcuni interventi nel complesso immobiliare che sarebbero stati eseguiti dalla cooperativa che, nel periodo successivo al termine della locazione, è stata sciolta. Nella decisione della magistratura contabile si fa riferimento, tra l’altro, a “mancate entrate da omessa offerta con procedura di gara” e “sottovalutazione del canone di locazione fissato nel contratto firmato, rispetto al valore minimo degli affitti praticati per immobili commerciali similari nella stessa zona e nello stesso periodo”. Cosa che avrebbe comportato “minori crediti esposti nei bilanci del Comune negli anni dal 2013 al 2021 per un totale di 487.720 euro, compresi quelli dal 2018 al 2021 pari a 218.790 euro”.

In più la Procura aveva calcolato anche l’importo del mancato recupero dei crediti non riscossi per canoni di locazione dovuti dalla cooperativa in questione e che non sarebbero stati pagati per tutto il periodo dal 2013 al 2021, per complessivi 348.656 euro. Tutto questo fino a quando la cooperativa, tre anni fa, era stata posta in liquidazione coatta amministrativa.

La Corte dei Conti ha accertato la responsabilità amministrativa dei convenuti e ha disposto la loro condanna al risarcimento del danno in favore del Comune di Orvieto che, nel caso dell’ex vicesindaco Mario Angelo Mazzi, è stata indicata nella misura di 205.116 euro. Dino Bronzo dovrà invece versare un risarcimento di 14.431 euro mentre per Maria Perali si tratta di una somma pari a 63.852 euro. Gli importi dovranno essere poi incrementati in base alla rivalutazione monetaria. Le spese di giudizio saranno poste a carico in parti uguali tra i convenuti.

La sentenza è stata pronunciata dal collegio composto dal presidente Piero Carlo Floreani, dalla consigliera Rosalba Di Giulio e dal consigliere relatore Giuseppe Vicanolo. Ora per i convenuti, condannati al maxi risarcimento, si attende il ricorso in appello contro la sentenza.