Il grande freddo demografico della provincia di Perugia
Allarmanti i dati relativi alla popolazione e al mercato del lavoro
Dalla presentazione dei dati Inps, che si è tenuta a Perugia nella sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni, emerge nel dettaglio per la provincia un quadro “impietoso” relativamente all’indice di natalità e quindi di invecchiamento, un indice di “non buona e non stabile occupazione” e con l’aumento costante delle prestazioni legate alle indennità per non autosufficienza e pensioni di invalidità che mettono in evidenza poi un quadro “molto negativo” dello stato di salute della popolazione.
Dopo i saluti istituzionali del presidente dell’Assemblea legislativa regionale Marco Squarta, dell’assessore del comune di Perugia Luca Merli e anche del segretario generale Cisl Umbria Angelo Manzotti, ha fatto seguito la tavola rotonda “Quadro sociale ed economico della Provincia di Perugia: valutazioni evolutive di medio e lungo termine”, moderata dal giornalista della Rai Ivano Porfiri, con interventi anche di Antonio Maria Di Marco Pizzongolo, direttore regionale Inps Umbria, Federico Malizia, presidente sezione di Perugia Confindustria Umbria, Andrea Cardoni, docente Università degli Studi di Perugia e Stefania Proietti, presidente della Provincia di Perugia. “La situazione del mercato del lavoro e quella socio sanitaria non versano in buone condizioni e quindi c’è bisogno di giornate come queste che servono ad analizzare dei dati oggettivi per riflettere su quelle che possono essere le manovre da mettere in campo” ha affermato Simone Polverini, presidente del comitato Inps della provincia di Perugia, il quale ha poi ricordato che per la prima volta si presenta un bilancio a livello provinciale e non più solo regionale. Per Daniele Bernacchi, direttore provinciale Inps Perugia, il dato a preoccupare di più, con gli altri invece che sono “in miglioramento”, è quello demografico, con una popolazione che invecchia e che diminuisce, perchè “i sistemi di welfare sono sostenibili e inclusivi solo nel momento in cui sono supportati da un andamento demografico coerente”. Bernacchi ha quindi sostenuto che “bisogna agire velocemente perché gli effetti delle politiche demografiche si vedono nel lungo termine”. Le conclusioni sono state affidate a Roberto Ghiselli, presidente del consiglio indirizzo e vigilanza Inps, che ha fatto un parallelo con la situazione nazionale: “La tendenza in Umbria – ha detto – è simile a quella italiana, con il 2022 caratterizzato come anno di ripresa anche in questo territorio attraverso indicatori come il calo della cassa integrazione e l’aumento dell’occupazione. Però questa è una regione che è collocata al di sotto della media nazionale nella fase di ripresa. Il problema è quindi che attualmente gli elementi di preoccupazione prevalgono, visto che nel secondo semestre del 2023 le previsioni sono quelle di un rallentamento se non di una inversione di tendenza per le dinamiche occupazionali con aumento della cassa integrazione e per la riduzione del Pil”. Quindi l’istituto, ha aggiunto Ghiselli, “dovrà essere attento, come ha fatto in passato, a prepararsi rispetto ad una situazione futura che forse non sarà delle migliori”. Analizzando nel dettaglio il Rendiconto sociale Inps 2022 della provincia di Perugia, i dati contenuti nelle tabelle evidenziano dal punto di vista demografico una provincia che passa da un saldo naturale tra nascite e decessi di meno 1.140 del 2011 a meno 4.486 del 2021, “un dato non confortato neanche dal saldo tra emigrati ed immigrati, che pur mantenendosi costante, non rappresenta certamente una soluzione allo spopolamento della nostra provincia”, come ha sottolineato il presidente del Comitato Provinciale Polverini. I dati del mercato del lavoro indicano, invece, una crescita del tasso di disoccupazione per il 2022 rispetto al 2021, ma all’aumento del numero di assunzioni corrisponde anche un aumento del numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro, riducendo il saldo netto. A supporto di questa lettura c’ è anche il dato del ricorso agli ammortizzatori sociali che, pur vedendo il crollo “vertiginoso” delle ore di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga, attivata rispetto al periodo pandemico, vede però aumentare di oltre 4.000 unità il numero delle richieste di indennità di disoccupazione. Le prestazioni legate alle indennità per non autosufficienza e pensioni di invalidità, in costante aumento, sempre per Polverini, “ci devono interrogare sulla evidente necessità di rafforzare il sistema sanitario pubblico, universale e accessibile a tutti, di abbattere le liste di attesa delle strutture sanitarie e di rilanciare il ruolo della sanità territoriale e di prossimità come strumento per una adeguata prevenzione”.
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