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La sanità umbra è ormai alla corda. Il grave allarme dei medici

Carenze di personale generalizzato, inadeguatezza delle strutture, mancanza di risorse finanziarie. Per i professionisti umbri, la sanità regionale è al minimo storico.

Un sistema sanitario “in lenta decadenza e sempre più verso la sua fine, con un impoverimento progressivo forse non più sanabile deve tornare ad essere unico, equo e pubblico”: è il “disperato appello” rivolto alla politica nazionale e regionale dall’intersindacale medica dell’Umbria.
“Salviamo la sanità pubblica dalla deriva del servizio sanitario nazionale” è stato il tema di un’assemblea nella quale medici, veterinari e dirigenti sanitari appartenenti a otto sigle sindacali – Aaroi, Anaao, Cimo Fesmed, Fassid, Fvm, Cgil, Cisl e Uil – hanno tenuto a Perugia. L’appuntamento, a cui hanno partecipato alcune associazioni dei cittadini e rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, è inserito tra le analoghe iniziative che in contemporanea in tutti i capoluoghi di regione hanno acceso i riflettori sulle criticità della sanità in tutta Italia.
“Manifestiamo – ha spiegato Giovanni Lovaglio, portavoce intersindacale Medica dell’Umbria – contro una demolizione scientifica e sistematica del sistema sanitario nazionale. Un percorso che non inizia adesso, ma parte da lontano e dalla riforma De Lorenzo del 1992. C’è un percorso politico senza colori che ha portato a una deriva neoliberista che ha messo in mano al mercato il sistema sanitario nazionale e che vuole portare la sanità verso i privati”.
I protagonisti dell’assemblea hanno quindi affronteranno nel dettaglio temi e argomenti specifici che a loro avviso rappresentano le maggiori criticità della sanità regionale. Una “marea di criticità”, è stato sottolineato. In particolare, facendo riferimento ai dati, si è parlato di “sotto-finanziamento” del sistema sanitario nazionale, di “carenza di personale e inadeguatezza” del parco tecnologico, di liste d’attesa, di “instabilità politica-istituzionale” del sistema sanitario regionale, di programmazione sanitaria regionale e di convenzione Regione-Università, del rapporto tra sanità pubblica e privata, di “inadeguatezza” delle strutture sanitarie. “Molta della popolazione in Umbria, quasi 100 mila cittadini stimiamo, non ha più neanche l’assistenza primaria” ha commentato Lovaglio.

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