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Turismo, per Agabiti i dati migliori di sempre

I dati del 2022 “sono i migliori della storia dell’Umbria, come arrivi, presenze e anche per i tempi di permanenza” secondo l’assessore regionale.

Secondo l’assessore Paola Agabiti è stato proprio il turismo “l’ambito nel quale la Regione ha inteso profondere ogni suo sforzo, al fine di operare un fattivo rilancio in termini di attrattività dell’Umbria e di nuova immagine dell’intero territorio regionale”. “Su questo aspetto – ha affermato – abbiamo concentrato energie e risorse per veicolare all’esterno un nuovo appeal e una nuova percezione di cosa sia e di cosa rappresenti l’eccellenza umbra”.
A questo proposito ha poi ricordato il riconoscimento dell’Umbria, da parte della prestigiosa guida Lonely Planet, come unica destinazione italiana Best in Travel 2023, segnalandola quale meta italiana di riferimento del prossimo anno nella pubblicazione di punta del turismo internazionale. “Un risultato straordinario, che premia la storia, le tradizioni, il valore profondo del nostro territorio e l’unicità dei suoi luoghi” ha sottolineato. Un turismo che guarda così sempre più al pubblico europeo, come ha ricordato anche la presidente della Regione Donatella Tesei, sottolineando “il contributo straordinario di apertura al mercato globale dato dall’aeroporto i cui dati sono sotto gli occhi di tutti, con lo scalo umbro che ha dato la possibilità di far uscire l’Umbria dall’isolamento. Il piano industriale della società di gestione della Sase – ha poi ricordato – prevedeva 250mila passeggeri mentre già un mese fa abbiamo superato i 350mila. Su questo non possiamo fermarci e nel 2023 lavoreremo per implementare le rotte e per adeguare le strutture ai nuovi flussi”.

La fondazione Cassa di risparmio di Perugia festeggia 30 anni con uno spettacolo di Marcorè

La fondazione ha stanziato oltre 300 milioni a favore del territorio

La fondazione Cassa di risparmio di Perugia compie 30 anni.Era infatti il 22 maggio 1992 quando nacque, in applicazione della legge Amato. La fondazione Cassa di Risparmio di Perugia – si legge in un suo comunicato – è un soggetto non profit, privato e autonomo volto a sostenere lo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio in seguito alla separazione tra l’attività creditizia, rimasta alla Cassa di Risparmio di Perugia, e quella filantropica. “In questi 30 anni – sottolinea l’Organismo – tanto è stato fatto, percorrendo un cammino che pur restando fermamente ancorato alle radici ha portato la Fondazione ad attuare un rinnovamento costante del proprio modello operativo che l’ha trasformata da semplice ‘selezionatore’ di richieste di contributo a ‘ideatore e realizzatore’ di programmi. Oggi più che mai, in un momento storico di profondi cambiamenti che richiede di saper guardare al futuro insieme, parole chiave come ‘ascolto’ del territorio, ‘co-progettazione’, ‘sinergia’, ‘rete’, ‘valutazione d’impatto’ sono entrate a far parte del Dna di una fondazione che, si è dotata di strumenti e metodi attraverso i quali ha stanziato a sostegno del territorio e della comunità oltre 300 milioni di euro, realizzando progetti nel campo dell’arte e cultura, dell’ambiente, della ricerca scientifica, del sociale e dello sviluppo economico”. Per celebrare il traguardo dei 30 anni e ringraziare “tutti coloro che hanno reso possibile l’intenso lavoro a favore della sua comunità”, la Fondazione intende donare alla comunità un evento-spettacolo che si terrà lunedì 30 maggio a partire dalle 20.30 al Teatro Morlacchi di Perugia: “Il Futuro dentro una storia”, La serata si aprirà con un dialogo tra la presidente della fondazione Cristina Colaiacovo e quello di Acri Francesco Profumo coordinato dalla giornalista Rai Maria Concetta Mattei. Al termine il palcoscenico si animerà con la presenza di Neri Marcorè e della sua band

Mari confermato alla guida della fondazione Cassa di risparmio di Orvieto. Ora una nuova fase

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L’ente è reduce da un periodo pessimo nel corso del quale non ha incassato alcun dividendo dalla sua partecipazione in Cassa spa

La fondazione ha un patrimonio di 58 milioni e 282 mila euro.

L’ente è reduce da un periodo pessimo nel corso del quale non ha incassato alcun dividendo dalla sua partecipazione in Cassa spa

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Un recente lodo arbitrale costringe la Popolare di Bari a pagare alla fondazione una penale di quattro milioni

Mario Mari rimarrà presidente della fondazione Cassa di risparmio di Orvieto anche nel prossimo quadriennio. Lo ha deciso il Consiglio di indirizzo dell’ente in occasione dell’approvazione del bilancio 2021. Un bilancio che presenta valori soddisfacenti. La fondazione ha infatti chiuso il 2021 con un avanzo netto di gestione pari a un milione e 194 mila euro incrementando sia il patrimonio netto dell’ente che ha raggiunto l’importo di 58 milioni e 682 mila euro sia i fondi erogati che hanno superato i due milioni di euro. Nel corso del 2021 la fondazione ha portato a termine una serie di interventi nel pieno rispetto di quanto programmato, con la pubblicazione di tre bandi, attraverso i quali sono stati sostenuti 54 fra progetti e iniziative, e con il finanziamento di alcuni significativi progetti propri. Per l’ente guidato da Mari, professore ordinario di Economia aziendale e direttore del dipartimento di Economia dell’università di Perugia, si annuncia una nuova fase ora che la Cassa di risparmio di Orvieto, di cui la fondazione detiene quote di minoranza, si accinge ad essere completamente controllata dal Mediocredito Centrale e diventare quindi una banca pubblica a tutti gli effetti Una svolta a cui la fondazione guarda con molta speranza dopo che, nel lungo periodo in cui la Cassa è stata controllata dalla Banca Popolare di Bari, la stessa fondazione non ha mai incassato alcun dividendo per la propria partecipazione di minoranza.

Intanto un lodo arbitrale ha disposto che  la Banca Popolare di Bari dovrà pagare alla fondazione una penale di quattro milioni. Si tratta di un vecchio contenzioso relativo ai parti parasociali” stipulati nel 2012, al momento cioè in cui la Popolare acquisì il controllo di maggioranza della Cassa. Quegli accordi prevedevano che la Popolare si sarebbe dovuta impegnare ad acquistare le quote di minoranza che la fondazione detiene nella Cassa, pari al 27% del capitale, in ogni momento in cui la fondazione lo avesse richiesto, ma l’obbligazione non venne mai adempiuta dall’istituto pugliese.

 

Foligno, farmacie comunali all’insegna dell’efficenza

Il sindaco Zuccarini sottolinea i buoni risultati dell’Afam

Il bilancio 2021 è stato chiuso ed approvato con un utile di 209 mila euro rispetto ai 120 mila del 2020 con un aumento record, in un solo anno, del 73%

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“Avevamo preso l’impegno di ridare slancio alle partecipate del Comune di Foligno per renderle più utili al cittadino e più produttive, all’insegna della professionalità. Per questo sono particolarmente soddisfatto dei risultati raggiunti dal nuovo consiglio di amministrazione dell’Afam, l’azienda delle farmacie comunali, sottolineando che i tre componenti, nel totale, non percepiscono un centesimo in più di quanto veniva già corrisposto al precedente amministratore unico”: lo ha affermato il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini.
“Il bilancio 2021 è stato chiuso ed approvato con un utile di 209.161 euro rispetto ai 120.948 del 2020 con un aumento record, in un solo anno, del 73% e si attesta di fatto come il miglior risultato di sempre dell’azienda municipalizzata” ha aggiunto.
“Occorre sottolineare – ha spiegato Zuccarini – che sono stati già corrisposti al Comune di Foligno 167.703 euro di canone spettanti di diritto, e pertanto il risultato della gestione è ancora più rilevante nel suo complesso. Tutto questo è stato possibile grazie ad un’attenta e strategica politica aziendale fatta di razionalizzazioni e di ulteriori risparmi; ottimizzazione dei servizi e ricontrattazione coi fornitori, che ha permesso acquisti più vantaggiosi di beni e servizi. Va inoltre sottolineato il valore sociale delle farmacie comunali, basti pensare agli oltre 180 mila euro di sconti che hanno determinato risparmi per la cittadinanza; l’apertura nei giorni festivi; le aperture straordinarie nel periodo estivo dei presidi di Colfiorito e di Casenove, che garantiscono il servizio alle zone della nostra montagna oltre che ai numerosi visitatori e turisti; il servizio Cup; la possibilità di usufruire di postazioni per cambiare ed allattare i bambini; l’impegno nelle campagne di vaccinazioni e di tamponi; il sostegno a numerose attività culturali, sociali e sanitarie del territorio. L’Afam è diventata un vero e proprio fiore all’occhiello della città e stiamo lavorando in sinergia a nuovi progetti dedicati ai nuovi nati ed ai nostri ‘amici a quattro zampe’ che si trovano nei canili e nei gattili; ricordo inoltre l’iniziativa di stampare sugli scontrini i numeri utili antiviolenza sulle donne vittime di maltrattamenti. Ringrazio a nome dell’intera Amministrazione comunale il presidente Massimo Pastori, gli altri due componenti del Consiglio d’Amministrazione, Andrea Petterini e Giada Bollati; il revisore dei conti; i componenti del collegio sindacale e tutti i dipendenti per l’ottimo lavoro svolto nell’interesse della nostra comunità”.

Arvedi vuole accelerare con il piano industriale

L’amministratore delegato di Ast, Mario Caldonazzo vuole attuare il prima possibile il piano che prevede investimenti per un miliardo di euro

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Un primo confronto sul piano industriale dell’Ast di Terni dopo l’acquisizione da parte del gruppo Arvedi si è tenuto a Roma, presso il Ministero della Transizione ecologica. Presenti anche rappresentanti dello dello Sviluppo economico e la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei. L’amministratore delegato di Ast, Mario Caldonazzo, ha espresso la volontà di procedere rapidamente con il piano industriale che prevede complessivamente investimenti per un miliardo di euro, cento milioni dei quali potrebbero essere disponibili “da subito”. Ha quindi auspicato un proficuo confronto con il Governo che permetta di avere “strumenti e tempi certi”. L’ad di Ast ha illustrato in particolare il programma di interventi su ambiente, energia e sociale.
L’incontro – presieduto dal sottosegretario Vannia Cava – è stato aggiornato al 12 maggio per cominciare il lavoro relativo agli strumenti necessari per avviare il piano industriale. Che la presidente Tesei ha definito “straordinario e occasione per tutta l’Umbria”.

Fonderie di Assisi, nessun pericolo per la salute di lavoratori e residenti

Il Tar dell’Umbria ha annullato l’ordinanza del Comune che disponeva l’obbigo a carico dell’azienda di ridurre le emissioni di odori

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Il Tar dell’Umbria ha accolto il ricorso delle Fonderie di Assisi (ex Fonderie e Officine Meccaniche Tacconi Spa) e annullato l’ordinanza che il Comune di Assisi aveva emanato ad agosto 2021 e che disponeva di adottare ulteriori misure per ridurre gli odori denunciati dai cittadini residenti nelle immediate vicinanze dell’impianto.

Il Tribunale amministrativo regionale ha stabilito che l’Ordinanza del Comune di Assisi n. 217 del 27 agosto 2021 è stata assunta senza i presupposti giuridici di pericolo per la salute e l’incolumità pubblica e di degrado ambientale.

Oltre alla mancanza dei presupposti giuridici di emergenza sanitaria o pericolo attuale e imminente per la salute e l’incolumità pubblica, la sentenza del Tar ha evidenziato un’anomalia legata alla proporzionalità, ovvero l’inadeguatezza tra i tempi concessi e la realizzazione degli interventi richiesti che peraltro avrebbe comportato l’adozione di una tecnologia di produzione completamente diversa da quella presente in F.A. spa e, più in generale, dalla totalità delle fonderie esistenti.

“Si tratta per noi di un risultato atteso – ha sottolineato Alvano Bacchi, presidente di F.A Group – poiché l’azienda ha sempre agito e gestito gli aspetti ambientali in piena conformità alla norma ISO 14001 fin dal 2004 e alle disposizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale di cui è dotata”. Nello stabilimento di Santa Maria degli Angeli F.A Group realizza pezzi meccanici, frutto del processo di fusione della ghisa e dell’acciaio, impiegati dalle principali case automobilistiche mondiali.

“La sentenza del Tar – ha aggiunto Bacchi – ha stabilito che l’attività della nostra azienda non pregiudica la salute dei lavoratori né quella dei cittadini. Siamo dispiaciuti che un’azienda del territorio, che si trova già in una situazione delicata tra la gestione del concordato, l’aumento del costo dell’energia e il caro dei materiali e delle materie prime, abbia dovuto fronteggiare anche l’ostilità delle istituzioni locali. Tre anni fa sono stato chiamato a gestire il risanamento di questa azienda vista la grave crisi in cui versava. Un’azienda che, attualmente, tra lavoratori diretti e indotto, occupa oltre 800 persone. Questa realtà dovrebbe essere considerata una ricchezza per il territorio sulla quale investire e che invece da questa vicenda ha subito anche gravi danni sul piano commerciale oltre che su quello dell’immagine.

Tutto quanto accaduto – conclude Bacchi – non fa, tuttavia, venire meno l’impegno dell’azienda a migliorare e limitare ulteriormente le emissioni odorigene, come testimonia anche la partecipazione al progetto “LIFE-2021-SAP-ENV-ENVIRONMENT Circular Economy, resources from Waste, Air, Water, Soil, Noise, Chemicals, Bauhaus”, in fase di valutazione da parte della Comunità Europea, e la collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Perugia sul tema dell’Ecoefficienza produttiva. A breve convocheremo un tavolo istituzionale a cui saranno invitati i rappresentanti della Regione Umbria, del Comune di Assisi e dei Sindacati dei lavoratori per un confronto stabile sul presente e su futuro di una importante realtà economica e industriale nel nostro territorio e a cui, ad oggi, non è pervenuto alcun aiuto nonostante i fondi messi a disposizione dal Pnrr e nonostante le evidenti necessità di un’azienda in concordato”.

 

Treofan, sul tavolo due manifestazioni di interesse

La prima prevede l’avvio di una attività da parte di una azienda che non opera nella di produzione di film da polipropilene. La seconda è di una azienda lituana

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Sono due le manifestazioni d’interesse per la Treofan di Terni, nell’ambito del percorso di reindustrializzazione del sito posto in liquidazione, nel febbraio 2021, da Jindal. Entrambe saranno analizzate nel mese di maggio dalle strutture tecniche e finanziarie del ministero dello Sviluppo economico, in stretta collaborazione con la Regione, per valutarne la consistenza, a partire dalla capacità finanziaria delle società a capo dei due progetti. A riferirlo sono le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, dopo aver partecipato ad una riunione convocata dallo stesso Mise per un aggiornamento della situazione. Presenti anche la Regione, il liquidatore Filippo Varazi, l’ufficio legale aziendale e Confindustria Umbria. In merito alle due manifestazioni d’interesse, la prima, «coadiuvata da una due diligence – spiegano i sindacati in una nota -, prevede l’avvio di una attività da parte di una società che opera in un settore non in continuità con l’attività di produzione di film da polipropilene svolta da Treofan». Si tratta – secondo quanto si apprende – della Hgm, operatore italiano di servizi per le telecomunicazioni. Il progetto prevede l’impiego di una «parte consistente» dell’organico ad oggi ancora presente, circa una settantina di persone, che sarà oggetto di formazione professionale. La seconda – che, sempre in base a quanto si apprende, proviene dalla Lituania – è stata avanzata da un’altra società impegnata nel settore chimico plastico. Questa intenderebbe «riavviare gli impianti di produzione presenti nello stabilimento – spiegano Filctem, Femca e Uiltec -, attraverso un adeguato revamping, per acquisire un ruolo nel mercato del film, con un progetto che vedrebbe un impegno occupazionale che va oltre le 108 unità Treofan ancora presenti». Nel percorso previsto nel Pnrr regionale per il rilancio del polo chimico in chiave di ‘Sostenible Valley’, sarebbe inoltre coinvolta la Novamont, già presente nel sito, che creerebbe ulteriore occupazione aggiuntiva sul fronte della ricerca dei biomateriali, progetto che però richiede tempi più lunghi. «Come organizzazioni nazionali – spiegano Filctem, Femca e Uiltec – abbiamo chiesto al tavolo di vagliare attentamente tutte le possibili soluzioni, valutando quella migliore in termini occupazionali e di prospettiva futura, per i lavoratori di Treofan prima di tutto, ma complessivamente per il futuro del polo chimico». Il tavolo è stato riaggiornato a fine maggio.

 

Il Mediocredito Centrale comprerà la Cassa di risparmio di Orvieto

L’istituto, controllato da Invitalia, ha presentato una offerta da 27,96 milioni per la Cro

L’obiettivo è anche quello di sostenere le dissanguate finanze della Banca Popolare di Bari che detiene la quote di maggioranza della Cassa.

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Una “operazione di sistema” per ridurre il rosso della Banca Popolare di Bari e far recuperare vitalità e competitività all’istituto pugliese, ma anche alla sua controllata Cassa di Risparmio di Orvieto. Il prezzo è stato fissato in 27,96 milioni. E’ questa la cifra a cui la Banca Popolare di Bari si accinge a mettere in vendita la Cassa di risparmio, o meglio, le quote di maggioranza di essa, pari al 73,5 per cento del capitale che detiene dal 2012 mentre quelle di minoranza sono sempre state nel controllo della fondazione Cassa di risparmio di Orvieto. A presentare l’offerta per rilevare la banca orvietana è il Mediocredito Centrale che controllo a sua volta la Popolare. L’operazione viene anticipata nella bozza di bilancio predisposta per l’assemblea di Popolare di Bari spa che si terrà domani quando potrebbe essere ufficializzata la dismissione della Cassa. La pesantissima situazione finanziaria della Popolare di Bari aveva portato prima al suo commissariamento e poi, nel 2020, all’ingresso nel capitale sociale del Mediocredito Centrale, guidato dall’amministratore Bernando Mattarella che aveva cosi rafforzato un polo bancario pubblico con il controllo dell’istituto pugliese e di quello orvietano. La gestione finanziaria continua ad essere molto faticosa a causa dei conti disastrati della Popolare. A favore dell’operazione si è espresso anche il ministro dell’Economia Franco, in audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario. Il bilancio del 2021 della Popolare aveva infatti registrato perdite per 171 milioni mentre quello della Cassa di risparmio di Orvieto si è chiuso con perdite per mezzo milione, un miglioramento molto marcato dopo i forti passivi che si erano accumulati sotto la gestione di Bari. Adesso il Mediocredito vuole prendersi tutta la Cassa, dando corso a quella visione strategica che era già emersa in modo evidente con la presentazione dell’ultimo piano industriale. Per la Popolare si pensa ad un futuro ruolo di “banca del sud” che, come indicato anche a livello parlamentare, dovrebbe avere un ruolo importante nell’implementare i progetti del Pnrr mentre per Orvieto si punta ad un ruolo nelle regioni dell’Italia centrale in cui già operano le sue filiali. Il passaggio sotto il Mediocredito comporterà anche una nuova organizzazione interna per la Cassa di risparmio che sarà strutturata attraverso due unità di business, la capital light divisione la tech and banking services.

Tesei: con il Pnrr già finanziati progetti per un miliardo e 600 milioni

La presidente della Regione ha illustrato l’andamento del lavoro sulle prime iniziative chiuse in Umbria.

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La presidente della Regione Donatella Tesei ha incontrato le parti sociali per illustrare l’andamento del lavoro sul Pnrr e lo stato di avanzamento del lavoro. “E’ stato un incontro molto proficuo” ha detto al termine. “Abbiamo fatto – ha spiegato Tesei – il punto dei progetti già finanziati, per un miliardo e 600 milioni di euro, tra infrastrutture ed altre missioni previste dal Pnrr. Sicuramente ci sarà un prosieguo di condivisione anche su singole tematiche con tutte le parti sociali. Devo dire che l’interlocuzione avuta è stata molto positiva”.

 

Per la fondazione Cassa di risparmio di Perugia un bilancio al top

L’ente guidato da Cristina Colaiacovo presenta un bilancio con un avanzo di 17,7 milioni

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Saranno erogati oltre 12 milioni a favore del territorio

Un avanzo di esercizio pari a 17,7 milioni di euro, circa 3 milioni in più rispetto al 2020, un avanzo che qualifica l’esercizio 2021 come il migliore negli ultimi cinque anni; il patrimonio netto sale a quota 446 milioni; il totale dell’attivo patrimoniale è pari a 514 milioni, in crescita di 14 milioni rispetto ai 500 del 2020.
Questi i dati salienti del bilancio di missione e di esercizio 2021 della fondazione Cassa di risparmio di Perugia approvato dal Comitato di indirizzo nell’ultima seduta.Centrato l’obiettivo del rendimento annuo, peraltro fissato al 4% rispetto al 3% su cui era stata costruita la precedente asset allocation strategica, la pianificazione finanziaria approvata nel 2019: la performance annuale del portafoglio finanziario è infatti del 4,45%, con un accrescimento del valore del patrimonio di 14,8 milioni di euro. I proventi totali sono di 25 milioni. Nell’anno del suo trentennale la Fondazione fa registrare tutti i numeri in crescita con l’ottimo risultato di gestione che ne rafforza ulteriormente la solidità e l’operato, creando i presupposti per mettere a disposizione 11,8 milioni per l’attività erogativa 2022, ai quali si aggiungono ulteriori 1,8 milioni grazie alla riduzione al 50% dell’imponibile dei dividendi prevista dalla Legge di Bilancio 2021. Analizzando le risorse destinate ai settori rilevanti, dopo un periodo in cui ha subito una restrizione a causa delle priorità imposte dall’emergenza sanitaria, nel 2021 il settore dell’Arte, attività e beni culturali riceve la quota più alta, pari ad oltre 2,7 milioni (circa il 31%), seguito da sviluppo locale con oltre 2,2 milioni (25%), educazione, istruzione e formazione con circa 1,7 milioni (19,9%), ricerca scientifica e tecnologica con 1 milione (12%), volontariato, filantropia e beneficenza con 912mila euro (10,4%). “I positivi risultati del Bilancio 2021 – afferma la presidente della fondazione Cassa di risparmio di Perugia, Cristina Colaiacovo – premiano le scelte strategiche che abbiamo compiuto in questo ultimo biennio”.

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